Repubblica 13.12.15
“La rotta è sbagliata ma restiamo”
A Roma la “contro-Leopolda” delle minoranze dem con Cuperlo e Speranza: sala piena e maxischermo “Una follia il partito della Nazione, non archiviamo lo spirito dell’Ulivo o perderemo tutte le amministrative”
di Annalisa Cuzzocrea
ROMA Non chiamatela anti-Leopolda, non chiamatelo correntone. Sono costretti a dire quello che non sono, Roberto Speranza, Gianni Cuperlo, Sergio Lo Giudice, i leader delle tre minoranze pd riunite – strette – in un teatro pieno, il Vittoria, a Roma, quartiere Testaccio. Un centinaio di persone resta fuori, protesta, ma deve accontentarsi di uno schermo improvvisato sotto a un gazebo. Dentro, in prima fila, ci sono Pier Luigi Bersani, Alfredo Reichlin, Barbara Pollastrini, Vincenzo Visco, l’“ospite” Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, Massimiliano Smeriglio di Sel, Emma Bonino, che conquista la platea da radicale, parlando di Isis, immigrazione, diritti. Sul palco sei ragazzi davanti a un computer twittano gli interventi. Unica concessione alla modernità leopoldina, visto che dappertutto - nella platea rossa - sono appese le bandiere del Pd. Lo dice subito, Roberto Speranza: «Non esiste nessuna scissione possibile ». L’obbligo, però, è quello di «dirsi la verità: bisogna invertire la rotta se non vogliamo che si consumi una rottura profonda con il nostro mondo». E quindi sì alla lettera dei sindaci arancioni, perché «l’idea di un Pd dal petto in fuori che elimina o ingloba tutto quel che lo circonda è pericolosa e rischia di farci perdere le prossime amministrative». La parola d’ordine è «costruire ponti, non archiviare lo spirito dell’Ulivo ». A Dario Nardella Speranza risponde che parlare di partito della nazione «è una follia» e che «il centrosiniastra non si costruisce con il centrodestra» (giù applausi). Ma si rivolge anche a chi, come Nichi Vendola, attacca il Pd, avvertendo: «Il nemico è la destra, sono i populismi. Fuori da qui ci sono Grillo, Berlusconi, Salvini ». Pier Luigi Bersani annuisce in platea. L’unica cosa che dirà ai cronisti, a margine, è che su Maria Elena Boschi «il ragionamento di Roberto Saviano è condivisibile, ma le conclusioni sono esagerate». Non si chiedono dimissioni, al Vittoria. Anche se a Renzi Speranza dice che «il doppio incarico di premier e segretario ha fallito. Il Pd è una sommatoria di comitati e potentati elettorali ». Chiude ricordando il segretario lucano Antonio Luongo. La voce si spezza, torna in platea commosso. Sul palco Emma Bonino strappa applausi: «Vogliamo dirlo che sui rifugiati ha ragione la Merkel?». Che sono una risorsa, che bisogna saper parlare di integrazione. Poi provoca: «Ma davvero stiamo litigando sul presepe? ». E sui diritti civili: «È cominciata come una siesta, è diventato il sonno degli ingiusti, tra un po’ verrà papa Francesco a dirci come farle» .Tocca a Lo Giudice, che cita la corsa di Forrest Gump. Poi ai giovani dei territori. Reichlin scalpita, offre cioccolata a Visco in attesa dell’intervento di Gianni Cuperlo. Che come Speranza parla in difesa dei piccoli risparmiatori truffati dalle banche. Che ricorda quando l’Europa, davanti al corpo del piccolo Aylan sulla spiaggia di Bodrum, promise “Mai più”. E invece. «Bisogna aprire corridoi umanitari. Andiamoli a prendere», dice il leader di SinistraDem. Poi a Nardella: «Le sue parole mostrano una regressione culturale e politica. Quando si dice che sinistra e destra non esistono, chi applaude più forte è la destra». Infine a Renzi: «Senza questo teatro il Pd semplicemente non esiste. Caro Matteo, diffida da chi ti dice sempre sì, da chi corre scompostamente per salire sul carro come un novello Fantozzi, e capirai che la sinistra non è il problema, ma parte fondamentale della soluzione ».