martedì 8 dicembre 2015

La Stampa 8.12.15
“Giovani e figli di operai senza futuro. Ecco dove ha pescato il Front national”
Il politologo Camus: “Ha scelto candidati di tutti i ceti sociali Nei partiti tradizionali vincono le élite, serve meritocrazia”
di Paolo Levi


«È la fine del bipolarismo»: il politologo Jean-Yves Camus è tra i massimi esperti francesi dei movimenti di estrema destra. Autore con Nicolas Lebourg del recente saggio «Les droites extrèmes en Europe» studia da anni l’avanzata del Front national e il profilo dei suoi nuovi elettori.
Come cambia il paesaggio politico della Francia?
«È la fine del bipolarismo. Stiamo evolvendo verso una forma di tripartismo imperfetto destinato a durare. Alle due componenti storiche, Républicains e Partito socialista, si aggiunge il Front National. Il paesaggio politico si è spaccato in tre, se non quattro pezzi, se consideriamo il partito dell’astensionismo».
Marine Le Pen all’Eliseo? È possibile?
«A questo punto considero una sua presenza nei ballottaggi delle presidenziali molto probabile. Anche se il Front resta la formazione più invisa, rigettata dal 60% dei francesi. Direi che è un eccellente partito da primo turno, incluso in queste regionali, dove la partita è ancora aperta. Il risultato ai ballottaggi potrebbe ridursi da zero a tre regioni».
Oggi però è il primo di Francia, incluso tra quei (pochi) giovani che sono andati a votare.
«I ragazzi che hanno scelto Le Pen sono i meno diplomati. Con questo non voglio dire che non siano in grado di capire o di scegliere. Ma le basse qualifiche gli espongono maggiormente alla crisi, alle difficoltà di accedere al mondo del lavoro, trovare un alloggio, i finanziamenti per creare un’impresa. Rispetto ai genitori, vissuti nell’era del boom industriale, l’accesso all’ascensore sociale si è fortemente ridotto, incluso nelle grandi scuole della République. E poi non c’è meritocrazia».
Ma il Front national cosa propone di più?
«Oggi può apparire come una soluzione perché gli altri hanno fallito, ma c’è anche qualcosa di più concreto. Basta vedere la struttura del partito, i candidati, di ogni estrazione sociale. Nei partiti tradizionali se non hai almeno fatto l’assistente parlamentare non sei nessuno. Philippe Vardon, candidato Fn a Nizza, viene dalla banlieue».
Anche gli operai l’hanno votato in massa...
«Nella cultura operaia ci sono valori di progresso ma anche di autorità, di accettazione della gerarchia e di riconoscimento del merito. La cultura operaia dice: “Abbiamo scarse qualifiche ma se ci rimbocchiamo le maniche possiamo evolvere”. E però non succede quasi più. Persino tra i ceti medi si è persa la sicurezza».
Non le pare curioso che gli ex-comunisti votino Le Pen?
«In realtà c’è un malinteso: studi recenti dimostrano che frontisti sono soprattutto i figli di chi votava comunista».
In Italia Salvini si richiama al Front. Che idea se ne è fatto?
«Una parte della mia famiglia è originaria di Varese, l’epicentro della Lega. Trovo che Salvini sia un oggetto molto interessante, il programma originario separatista è scomparso. In lui non c’è rigetto dell’Europa, ma riconfigurazione. E però che buffo, dagli Anni Settanta in poi è stata la destra radicale francese a guardare ciò che succedeva in Italia. Oggi è il contrario».