martedì 8 dicembre 2015

La Stampa 8.12.15
Balda si aggrappa alla perizia psichiatrica
La difesa: “Era succube di Chaouqui”
Vatileaks, nuovo rinvio. Deporrà anche il segretario di Stato Parolin La pr e il prelato usavano schede maltesi per comunicare tra di loro
di Giacomo Galeazzi Ilario Lombardo


Ormai ha assunto la dimensione di una guerra di tutti contro tutti, dove ognuno cerca di salvarsi la pelle. Guardando alle linee difensive degli imputati di Vatileaks emerge l’obiettivo di screditarsi a vicenda: Francesca Chaouqui da una parte e Lucio Vallejo Balda dall’altra. Ma ieri c’è stato solo l’ennesimo assaggio del processo.
Anziché entrare nel vivo della fase dibattimentale con l’interrogatorio degli imputati, il Tribunale vaticano ha affrontato le eccezioni preliminari, determinando un ulteriore rinvio, a data da destinarsi. Sono però stati ammessi tutti i testimoni delle difese, come l’ex direttore del Corriere Paolo Mieli, ma anche i vertici della Curia chiamati da Chaouqui per deporre sulle carte segrete della Santa Sede arrivate fino ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi (autori di due libri, anche loro imputati). Tra i testimoni interrogati in aula ci saranno il segretario di Stato, Pietro Parolin, il presidente della commissione Ior, Santos Abril y Castelló e l’elemosiniere pontificio, il polacco Konrad Krajewski. Su richiesta del prelato spagnolo verrà sentito anche Mario Benotti, ex funzionario di Palazzo Chigi, indagato - proprio perché tutto sembra tenersi - nel filone della procura di Roma, con la Chaouqui e il marito Corrado Lanino, per associazione a delinquere. E’ stata disposta una perizia informatica su sms, mail, conversazioni whatsApp tra la pr calabrese e il monsignore vicino all’Opus Dei.
Schede maltesi e karate
I contatti tra i due sono continui, e per chiamarsi usano schede maltesi, una tecnica che gli investigatori hanno svelato in altre inchieste, tipica di chi vuole evitare di essere ascoltato e tracciato. Ma questo è solo uno dei particolari emersi. Un altro riguarda l’improvvisa passione di Balda per le arti marziali.
Da mesi, al di là delle Mura leonine si sapeva che aveva preso ad andare al Collegio spagnolo per allenarsi con un istruttore. Ma a quanto pare ci andava sempre accompagnato da un uomo, una sorta di bodyguard. Tanto che a un certo punto il Collegio, non gradendo, gli ha chiesto di non andare più.
Perizia psichiatrica
Un’altra indiscrezione, insistente in Vaticano, è invece su una registrazione di Balda fatta ascoltare al Papa mentre parla male di lui. In questa vertiginosa storia, dai risvolti in alcuni casi boccacceschi, quello che sappiamo è che Balda e Chaouqui erano molto amici, sempre insieme, sodali . La vita di Balda lo aveva portato lontano dai casti costumi ecclesiali. Andava a concerti e frequentava il jet set. La corte, però, ha detto no alla richiesta del suo legale di una «perizia psicologica» per verificarne lo stato di labilità e di influenzabilità in quanto «non ammissibile» essendo l’esame non previsto dall’ordinamento vaticano .
Ha accolto, invece, l’acquisizione agli atti di una perizia psichiatrica cui si è sottoposto volontariamente Vallejo, tuttora detenuto in cella in Curia. Il referto è conservato nel suo appartamento, firmato dal professor Fortuna, e documenterebbe la capacità di intender e di volere, ma anche lo stato di stress e di soggezione alla pr nel periodo in cui avrebbe consegnato i documenti segreti ai giornalisti. E qui che emerge lo scontro e aumentano i punti interrogativi. Perché all’ipotesi difensiva di Balda, si oppone quella di Chaouqui tesa a scaricare la responsabilità sul prelato. La difesa della pr ha motivato la citazione del cardinale Abril per mostrare che «il suo agire era nell’interesse del Papa», quella di Parolin «perché può riferire sui rapporti lavorativi» con il monsignore, quella di Krajewski in quanto «questa donna dipinta come un “mostro” è dedita a opere di carità». A margine dell’udienza Chaouqui ha dichiarato: «Non mi attendo nulla dal Papa, sono innocente e voglio essere assolta». Poi nel pomeriggio su Facebook l’ennesima accusa alla governance finanziaria:«Il presidente Ior, Jean B. de Franssù, ha piazzato suo figlio in cambio di incarichi».