lunedì 7 dicembre 2015

La Stampa 7.12.15
Cuperlo: il doppio ruolo di Renzi non funziona
“Per le elezioni vitali il centrosinistra e spirito dell’Ulivo”
intervista di Carlo Bertini


Cuperlo, il Pd è unito nelle piazze, ma litiga sempre. Farete un braccio di ferro sulla manovra?
«Io vorrei solo migliorare quel che si può migliorare. Abbassare la soglia del contante è un messaggio contro l’illegalità. Lasciare la Tasi al terzo del paese più ricco vuol dire recuperare un miliardo e mezzo per la sanità pubblica. Bene i 500 euro ai diciottenni, ma diamoli a chi ne ha più bisogno e magari col resto investiamo sul diritto allo studio. Il punto è sempre lo stesso: con quali occhi guardi all’Italia. Ascoltarsi aiuta tutti a vedere meglio».
Anche sulla Consulta voi della sinistra avanzate qualche critica sul metodo. Fareste un accordo con i 5Stelle magari su una terna di nomi diversa?
«Parlo per me. Dopo 29 votazioni a vuoto è un dovere riflettere. Nessuna imposizione dai 5Stelle o altri. Ma una via d’uscita va cercata senza rigidità esagerate».
In queste giornate ai banchetti i militanti che vi hanno detto? Di smetterla con le polemiche o di pungolare Renzi a fare meglio?
«Nel mio caso più la seconda. Insieme alla domanda su come si rigenera uno spirito di comunità».
L’unico tema su cui il Pd per ora è compatto è la politica estera. Tutto ok sulla linea del premier?
«Sul terrorismo e prima sui migranti ho apprezzato la linea decisa dal governo. Poi è chiaro che le stragi di Parigi obbligano la sinistra europea a ripensare il mondo e a rileggerne i conflitti. Sono scosse le fondamenta di un Occidente che non può rifugiarsi nel relativismo o in un interventismo senza orizzonte. Bisogna fissare la strategia della coalizione anti-Daesh, anche per non riprodurre gli errori del passato e questo vuol dire avere una road map per il futuro della Siria e della Libia».
Sabato la vostra convention che unirà diverse anime della sinistra Pd. Come farete sentire il vostro peso nel partito?
«Sabato sarà una tappa. Non nascerà nessuna nuova corrente. Lascio ad altri operazioni di ceto politico. Il tema è come si colloca il progetto del Pd in una stagione dove cambiano le forme della rappresentanza e il contenuto della democrazia. Come rivediamo la natura dei partiti che vuol dire pensare l’economia dopo la grande crisi, rimettendo al centro la persona, la sua dignità. E allora la sfida non è sommare dei pezzi, ma restituire al Pd una vocazione che vada oltre il solo governo. La mia parola è ponte, tra cultura e politica, tra il Pd e la sinistra fuori da noi. Ponte con quella domanda di senso che cresce nel società e che non può essere consegnata unicamente al Papa».
Visto cosa dicono Renzi e la Boschi? Il doppio ruolo premier-segretario non si tocca. Cosa serve al partito per funzionare meglio?
«Valuti Renzi se lo schema attuale funziona. A me non pare. Io ho proposto un congresso da fare presto che non discuta del premier, ma delle idee mancate finora e di un deficit evidente di classe dirigente che mette a rischio la nostra tenuta».
Alle primarie di Milano voi tiferete per Balzani o per Sala? E a Napoli vi impegnerete o no per battere Bassolino quando sarà scelto un altro candidato Pd?
«Ho fiducia che a Milano sceglieranno i milanesi e a Napoli i napoletani. Quello che mi sta a cuore è il perimetro politico di un centrosinistra largo e civico. Lo dico perché l’autosufficienza non è mai segno di grandezza di un partito. Per me centrosinistra e spirito dell’Ulivo sono vitali anche in vista delle elezioni politiche».
A Roma quale sarebbe il candidato migliore?
«A Roma dopo gli errori compiuti dal Pd, partire da un nome, fosse pure il migliore, vorrebbe dire non aver capito molto. Serve un atto di umiltà, tornare ad ascoltare prima di parlare, e costruire non da soli il racconto di un’altra idea della capitale».