giovedì 31 dicembre 2015

La Stampa 31.12.15
Così gli Stati Uniti hanno spiato Netanyahu
Le intrusioni fatte durante il negoziato sul nucleare iraniano
Israele presenterà una protesta formale
di Francesco Semprini


Ecco giunta con puntualità la grana di fine anno per Barack Obama, costretto ora, dal suo fugace letargo hawaiiano, a dare di nuovo spiegazioni a Israele, partner europei e detrattori casalinghi. Il tema del resto è scottante, visto che si parla di intercettazioni al limite della legalità. A rovinare le feste al presidente americano è il Wall Street Journal che rivela come bersaglio privilegiato della sorveglianza segreta, negli ultimi tempi, sia stato Benjamin Netanyahu, il premier israeliano sempre più in rotta con l’inquilino della Casa Bianca per la sua contrarietà allo storico accordo sul programma nucleare dell’Iran.
La reazione
Una rivelazione che sembra spingere il governo dello Stato ebraico a presentare una protesta formale alla Casa Bianca. Mossa che complicherebbe l’opera di distensione avviata da Obama e Netanyahu dopo le frizioni degli ultimi anni. Il ministro israeliano responsabile dei servizi ha fatto sapere che si sta verificando quanto accaduto. Secondo le informative si parla di telefonate intercettate non solo tra Netanyahu e i suoi consiglieri, ma anche tra questi e alcuni membri del Congresso americano e leader delle associazioni israelitiche americane. A Capitol Hill la commissione parlamentare di intelligence ha aperto un’indagine e dovrà appurare se in qualche modo siano state violate regole, leggi e procedure.
Lo scopo delle intercettazioni era quello di impedire la campagna di Netanyahu contro l’accordo nucleare con Teheran. Proprio in quei giorni di fine primavera a Washington si giocava una delicatissima partita e il premier israeliano fu a sorpresa invitato dai repubblicani a parlare a Capitol Hill, all’insaputa della Casa Bianca, scatenando la collera del presidente Obama e provocando la più grave crisi tra Usa e Israele degli ultimi decenni. Per di più sul governo israeliano pesava l’accusa di spionaggio dei negoziati con l’Iran, avvenuti per lo più a Ginevra, al fine di sabotarli.
L’ambiguità di Obama
In realtà non ci sarebbe stato un ordine preciso della Casa Bianca di spiare Netanyahu: «Non dicemmo alla Nsa di farlo, ma non dicemmo nemmeno di non farlo», rivela al Wsj un ex funzionario dell’amministrazione Obama. E non è tutto perché secondo fonti dell’intelligence e dell’amministrazione Usa, gli 007 della Nsa avrebbero avuto carta bianca per tenere sotto controllo anche alcuni leader di Paesi Nato come il presidente turco Tayyip Erdogan. E avrebbero continuato a tenere sotto controllo persino le comunicazioni dei più stretti consiglieri e collaboratori di Angela Merkel e François Hollande.
Il punto è capire quale sia stato in questa nuova vicenda il ruolo attivo della Casa Bianca, se vi sia stata tacita complicità o se chi ha agito è stato in grado di farlo aggirando lo stesso Obama. Anche perché dopo il Datagate, lo scandalo intercettazioni illegali della Nsa, messo a nudo dalla talpa Edward Snowden, il Presidente aveva promesso che non avrebbe più spiato gli alleati. Promessa che non sembra sia stato in grado di mantenere.