domenica 20 dicembre 2015

La Stampa 20.12.15
Prete arrestato per pedofilia
Il vescovo sapeva e ha taciuto
di Gaetano Mazzuca


«Lascia perdere riguardo la lettera che hanno fatto sta storia che hanno fermato i bambini e chistu e chiddru, compagnia bella, maggiorenni tutti sti particolari così... Lascia perdere questo perché non... la cosa gravissima non è, è questo pettegolume di suore». Così il vescovo della diocesi di Oppido-Mamertina Francesco Milito consigliava il parroco arrestato venerdì dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria dopo essere stato fermato in auto con un ragazzino con le accuse di sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico e adescamento di minorenni. Dalle carte dell’inchiesta emerge che in molti erano a conoscenza della doppia vita del sacerdote.
In molti sapevano
Da tempo e con insistenza circolavano voci sui comportamentali del religioso, tanto che due parrocchiane avevano deciso di informare i vertici della curia locale. Eppure il parroco era rimasto al suo posto. E neanche i primi risultati dell’inchiesta avevano spinto la diocesi ad assumere una qualche decisione.
Come evidenzia il gip nell’ordinanza, il vescovo «pur al corrente delle voci che circolavano sul conto del prete e persino della perquisizione domiciliare e del sequestro eseguito a carico dell’indagato, non ha adottato provvedimento cautelativi né di minima verifica delle accuse rivolte all’indagato (il quale già nel 2010 aveva presentato una lettera di dimissioni), assumendo atteggiamenti particolarmente prudenti e conservativi dello status quo». Considerazioni che trovano fondamento nei dialoghi tra il parroco e l’alto prelato intercettati dagli inquirenti.
«Tacere con i carabinieri»
È proprio monsignor Milito a suggerire di «evitare di parlare con i carabinieri di queste cose e, in generale, con nessun appartenente alle forze dell’ordine, poiché questi non si limitano a parlare amichevolmente come stanno facendo loro, ma potrebbero redigere un promemoria che potrebbe far degenerare le cose». Due giorni dopo la perquisizione nella canonica, in cui gli agenti trovarono video amatoriali, foto esplicite e anche 16 grammi di cannabis, il parroco parlando con un amico spiega «di aver ricevuto dal suo superiore l’invito a continuare a fare ciò che faceva prima dell’atto della polizia giudiziaria» nonostante lui stesso avesse richiesto di essere sospeso a divinis.
Lasciato al suo posto
E così il don per mesi ha continuato in quella che gli inquirenti definiscono una «indefessa attività» che lo portava ad avere «fino a due rapporti in un giorno». Non ha smesso di abbordare giovani prede su Internet. A un minore ha raccontato di essere un carabiniere, e per altre tre volte è stato sorpreso dagli inquirenti in attegiamento sospetto con minorenni. Ma non solo, nell’ordinanza si sottolinea che il prete era «attorniato nella sua attività di parroco da giovani collaboratori maschi» appena 18enni con cui si accompagnava anche «per gite al mare». Domani il prete fornirà la sua versione dei fatti nell’interrogatorio di garanzia. Intanto su Facebook è apparsa una pagina di sostegno al sacerdote calabrese.