martedì 22 dicembre 2015

Repubblica 22.12.15
“In Vaticano c’è ancora chi usa lo Ior per riciclare”
René Brülhart, capo dell’autorità di vigilanza sulle finanze: nell’ultimo anno trecento casi sospetti
intervista di Paolo Rodari


CITTÀ DEL VATICANO. «Più che il numero di rapporti che l’Aif ha inviato all’Ufficio del Promotore di Giustizia (Pg) vaticano — che sono alla base di indagini per potenziali casi di riciclaggio e di provvedimenti di congelamento di proventi di atti potenzialmente illeciti — mi preme dire una cosa del secondo rapporto di Moneyval, l’organismo del Consiglio d’Europa che monitora le misure anti-riciclaggio, sui progressi fatti dalla Santa Sede nell’adempiere alle raccomandazioni del 2012: in tre anni di intenso lavoro, con la collaborazione interna e il sostegno politico necessario, abbiamo posto in essere un sistema funzionante al fine di garantire la massima trasparenza nelle finanze della Santa Sede, incluso lo Ior. Moneyval ha registrato come il settore finanziario è tornato alle sue radici, quale servizio alla Chiesa e delle sue missioni nel mondo. E gli accordi di collaborazione internazionale stipulati lo testimoniano».
René Brülhart, 43 anni, avvocato svizzero, da novembre 2014 presidente dell’Autorità di vigilanza e di intelligence finanziaria del Vaticano, invita a tornare all’inizio del 2013, «quando la Santa Sede si era trovata a dover far fronte ad alcune sfide».
Parla di quando Bankitalia bloccò Pos e carte di credito?
«Esattamente. La Santa Sede era vista come un “Paese extracomunitario” non equivalente ai fini del contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Il Credito Valtellinese aveva bloccato 23 milioni di euro nell’ambito di un’inchiesta per una presunto riciclaggio di denaro attraverso lo Ior. I conti dell’Istituto erano bloccati. Le carte di credito non funzionavano. Poi, grazie anche a diversi accordi bilaterali stipulati, tutto è cambiato. E Moneyval riconosce ciò».
Eppure i documenti di Vatileaks 2 mostrano una Curia non così trasparente e che fatica ad accettare le riforme.
«I libri parlano essenzialmente della Cosea. Poco hanno a che fare con l’attività dell’Aif. In ogni caso quando si vuole fare una riforma è naturale che non tutti siano sempre contenti. Ma i miglioramenti sono oggi riconosciuti e questo è ciò che conta. E anche a livello “politico” interno il sostegno delle riforme è incondizionato».
Moneyval però rileva che esiste ancora un’eccessiva timidezza sul fronte giudiziario. Perché?
«Non parlerei di timidezza. Semplicemente sono attività da svolgere con decisione, ma anche nel rispetto delle procedure e delle regole. L’Aif fa un lavoro di intelligence, segnala le attività che essa ritiene sospette. Si parla di sospetti e non di crimini. Spetta poi al Pg condurre le indagini e verificare. In questo lavoro Moneyval rileva come il tribunale vaticano abbia chiesto e ricevuto l’assistenza giudiziale reciproca (rogatorie) di altri Stati, e l’abbia a sua volta fornita. Ciò significa che si sta lavorando a livello sia interno che internazionale».
Moneyval dice che da gennaio a settembre 2015 sono 329 le segnalazioni sospette. Di cosa si tratta?
«Si tratta di segnalazioni dovute in larga misura al continuo esame dei conti dello Ior e relative a sospetti di evasione fiscale, truffa, inclusa la bancarotta fraudolenta, la corruzione o reati nel settore finanziario come l’aggiotaggio. In ogni caso, dopo la sua istituzione, l’Aif ha inviato tutte le segnalazioni di casi sospetti all’Ufficio del Pg, a seguito delle quali sono stati aperti 29 indagini su casi di potenziale riciclaggio. Nel frattempo il Pg ha congelato circa 11 milioni di euro, grazie anche alla normativa vaticana introdotta nel 2013».
C’è ancora chi cerca di riciclare soldi? Perché queste persone non vengono punite?
«In ogni stato di diritto le persone sono punite a seguito di un processo. I processi esistono e, in accordo con i vari Stati di appartenenza e grazie alle rogatorie, si vuole arrivare fino in fondo. L’Aif, fra l’altro, è membro del gruppo Egmont che raggruppa le Uif di tutto il mondo. Non tutto però dipende da noi, ma anche dagli Stati ai quali i cittadini segnalati appartengono. In molti casi, poi, le procedure vanno avanti in parallelo».
Allo Ior ci sono ancora conti sospetti?
«Allo Ior sono stati chiusi circa 4800 conti non in linea con la normativa antiriciclaggio vaticana. Ora non è in discussione il profilo degli utenti, ma i potenziali profili di anomalia delle transazioni sulle quali si attiva l’Aif».
Si è parlato di un’indagine con al centro Giampietro Nattino, Apsa e Banca Finnat. E anche di 20mila euro in contanti nascosti negli uffici dell’ex Sant’Uffizio in un barattolo di würstel. Le risultano queste cose?
«Non parlo di casi concreti. Posso dire che il sistema interno è stato introdotto e funziona».