mercoledì 16 dicembre 2015

La Stampa 16.12.15
Ritirata all’alba la norma-Carrai, in bilico il progetto da 300 milioni
Rischio di infrazione Ue sull’aeroporto. L’opposizione: ci riproveranno
di Giuseppe Salvaggiulo


All’alba di ieri, dopo una notte di tensione parlamentare e solo per consentire alla legge di stabilità di non interrompere il suo corso (già in ritardo), «l’emendamento Carrai» per consentire deroghe di ogni tipo al progetto del nuovo aeroporto di Firenze è stato ritirato. Le opposizioni minacciavano ostruzionismo, reclamavano inammissibilità regolamentari, paventavano inesorabili sanzioni europee. Una sommaria verifica giuridica presso gli uffici confermava plurime anomalie. Il presidente della Commissione Bilancio, il pd Boccia, s’è fatto carico del problema sconfessando il vicepresidente Fanucci (pd, toscano e renziano) e inducendo alla ritirata i relatori, non più in grado di sostenere il blitz.
Fin qui la nuda cronaca parlamentare, da cui scaturiscono alcune domande: perché il Pd ha così a cuore il progetto del nuovo aeroporto di Firenze, tanto da correre il rischio di una procedura di infrazione europea? Come mai s’è arrivati a una forzatura così spregiudicata? E ora cosa succede?
Il presidente della Toscana Aeroporti, società mista nata dalla fusione degli scali di Pisa e Firenze che propone il controverso progetto, è Marco Carrai. Imprenditore da vent’anni amico e braccio destro di Renzi nelle istituzioni e nelle aziende pubbliche, Carrai è anche nel triumvirato che governa la kermesse della Leopolda con Lotti e Boschi. Nel Cda siedono Iacopo Mazzeri, banchiere e finanziatore della Leopolda; Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio, già speaker e finanziatore della Leopolda attraverso una società di famiglia; Elisabetta Fabri, manager nominata da Renzi nel Cda di Poste Italiane.
Il piano per il nuovo aeroporto vale almeno 300 milioni di euro: 150 a carico dello Stato, 150 della società proponente (si è parlato dell’emissione di obbligazioni). In un’intervista al Sole 24 Ore dello scorso marzo, Carrai prevedeva il placet ministeriale «entro settembre-ottobre». Ma qualcosa è andato storto. Lo dimostra un documento di 42 pagine della Regione Toscana, datato 23 giugno e intitolato «Parere n. 106 Aeroporto di Firenze». È la valutazione sull’impatto ambientale del progetto, cui partecipano tredici dirigenti regionali, diversi funzionari di altri enti, i rappresentanti della stessa Toscana Aeroporti e dell’Enac (Ente nazionale aviazione civile) guidato dal 2003 da Vito Riggio, che sponsorizza il progetto.
In quel documento sono contenute decine di rilievi al masterplan, di varia natura e gravità: dall’impatto ambientale alla viabilità, dal rispetto dei piani urbanistici «alle generali carenze di approfondimento progettuale» elencate in 12 punti. Il documento si apre con una serie di obiezioni di Fabio Zita, dirigente regionale e vecchia conoscenza del Pd. Anni fa era stato rimosso dal settore ambiente e dall’inchiesta Tav si scoprì perché: Maria Rita Lorenzetti (ex governatrice umbra transitata nella società pubblica Italferr come presidente) lo definiva nelle intercettazioni «uno stronzo» perché opponeva rilievi tecnici ai progetti.
Il parere della Regione non è vincolate: è stato inviato al ministero dell’Ambiente, cui spetta il giudizio finale. Da mesi tutto tace e secondo fonti parlamentari le obiezioni sarebbero difficilmente superabili. Il che spiega la «deroga omnibus» che si voleva introdurre con l’emendamento.
Fallito il blitz di ieri, l’iter del progetto si complica. In fondo l’emendamento, per la sua formulazione, era un’ammissione di debolezza del dossier. Luca Pastorino, deputato del gruppo Possibile (Civati) che ha battagliato nella notte contro «l’emendamento Carrai», è convinto: «Ci riproveranno». Il consenso politico non manca. E al di là dei proclami, anche Forza Italia è tutt’altro che ostile. E il Pd è militarizzato: dal governatore Rossi al sindaco di Pisa Filippeschi, tutti convertiti e sostenitori del nuovo aeroporto.
Sindaci pisani renitenti alla resa raccontano di pressing insistiti da parte di uomini vicini al vertice del partito. E chi dissente, come otto consiglieri comunali di Sesto Fiorentino, viene espulso. Ieri il Pd toscano non ha voluto commentare.