domenica 13 dicembre 2015

La Stampa 13.12.15
Renzi furioso per l’affondo di Saviano sulla Boschi: teme una nuova tempesta
“Sono indignato, vogliono oscurare la nostra kermesse”
di Fabio Martini

Matteo Renzi sta vivendo la «ferita» all’immagine di Maria Elena Boschi come il possibile preannuncio di una tempesta. Ecco perché, dopo 24 ore di silenzio, irrituale per personaggi loquaci come lui e come la Boschi, alla Leopolda si era creata una certa suspense.
Maria Elena alla fine parla o non parla? E Renzi? Farà finta di nulla? Finalmente a fine pomeriggio, a freddo i «presentatori» hanno annunciato: «Bentornata a casa, Maria Elena Boschi!». Dai cinquemila della platea si è alzato un bell’applauso. Un battimani caldo. E finalmente la Boschi ha parlato: «Mi scuso per il ritardo anche perché ho letto in queste ore un sacco di ricostruzioni molto fantasiose e alcune divertenti sul perché non fossi qui. Ero semplicemente a fare il mio lavoro sulla legge di stabilità». E ancora: «Tornare alla Leopolda è come tornare a casa. Vi voglio bene e oggi ancora di più».
Tutto qui, non una parola sulla vicenda di famiglia. In platea i più malevoli sussurrano: omissiva, il «minimo sindacale». D’altra parte chi ha parlato in queste ore con Maria Elena Boschi racconta di una donna scossa, per la prima volta ferita. Non era mai entrata nell’occhio del ciclone, Maria Elena Boschi: fino ad oggi un’immagine politicamente immacolata, per la capacità, altamente professionale, di non incorrere neanche in mezza gaffe. Il problema è che pure Matteo Renzi è preoccupato, molto preoccupato. Dopo aver invaso due sere fa il palco con interventi a getto continuo, per tutta la giornata di ieri, curiosamente Renzi è restato dietro le quinte e ci è restato anche durante il difficile intervento della Boschi. Lo raccontano infuriato. Privatamente si dice «indignato» per come quasi tutti i giornali di informazione hanno trattato il caso-Boschi, nel tentativo - ritiene il premier - di «oscurare la Leopolda». Una vicenda che per Renzi, presenta due insidie molto serie. Il coinvolgimento della famiglia Boschi rischia di colpire la credibilità etica del team di comando del governo, bene prezioso per chi vi ha costruito una carriera. Ma la vicenda inquieta Renzi, anche perché a promuovere il «j’accuse» («il ministro si deve dimettere per conflitto di interessi») è stato Roberto Saviano, uno dei pochi personaggi ancora dotati di carisma sulla scena pubblica. Un personaggio che può catalizzare, non necessariamente con un ingresso in politica, gli umori anti-Renzi e che ieri ha rilanciato le sue accuse al Pd e alla Leopolda, tacciata in caso di indifferenza, come una «riunione di vecchi arnesi affamati».
La Boschi protagonista, ma in «negativo» è la nemesi di una Leopolda senza «anima». Una Leopolda di governo che fatica a comunicare qualcosa. A dispetto di una regia sapiente, gli interventi degli ospiti si sono succeduti, quasi sempre, ripetendo la stessa litania: ottimismo della volontà e della ragione, auto-promozione dei risultati obiettivamente raggiunti dal governo. Con la «trovata», voluta da Renzi, di indicare le peggiori prime pagine (quasi tutte del «Fatto quotidiano») dell’ultimo anno. Una trovata alla Grillo. Il tutto segnato da un’altra «invenzione», quella del question time con i ministri del Pd (Boschi, Delrio, Franceschini, Gentiloni, Madia, Pinotti, Giannini), che si è rivelata una simpatica finzione. Gli intervistatori del «pubblico», uscendo dal retropalco in fila indiana assieme al ministro, si producevano in domande quasi sempre telecomandate. Una finzione svelata, con sincerità, proprio da Maria Elena Boschi che si è rivolta verso i suoi intervistatori casuali: «Non faccio finta di non conoscervi». Ad una di loro che si presentava: «Sono Virginia», la Boschi ha replicato: «Strano, non l’avrei mai creduto!».