La Stampa 10.12.15
Torino. Giorgio Airaudo
«Mettere insieme il centrosinistra? Sì, ma a Torino votate per me»
intervista di Francesca Schianchi
«La coalizione di centrosinistra non si ricostruisce sugli appelli ma sugli atti di governo», sospira Giorgio Airaudo, deputato di Sinistra italiana, ex sindacalista Fiom, ora candidato a sindaco di Torino. In una corsa separata dal Pd, che riproporrà il primo cittadino uscente Piero Fassino.
Non la convince la lettera-appello dei sindaci Doria, Pisapia e Zedda?
«E’ una lettera generosa che guarda alla loro esperienza di sindaci passati per le primarie, che poi il Pd ha devastato o, qualche volta, come alle Regionali in Piemonte, non ha ritenuto di dover fare. Non mi convince quando però provano ad allargare la loro esperienza amministrativa a un quadro nazionale: lì il loro appello perde efficacia».
Perché?
«Ma perché per quello bisogna aspettare un ripensamento del ragazzo di Rignano (Renzi, ndr.): il centrosinistra, che con l’alleanza “Italia bene comune” si preparava a governare, si potrebbe ricomporre attraverso le politiche che si mettono in atto. Ma questo mi sembra un governo che tutela più le banche degli esodati».
Per aiutare questa ricomposizione sul territorio lei potrebbe fare un passo indietro e non candidarsi a Torino?
«Non esiste che io ritiri la mia candidatura: ho già preso un impegno e vado avanti. Ma se il Pd vuole rispondere all’appello dei sindaci può dare un segnale da Torino».
Cioè?
«Il sindaco Fassino mi sembra non sia così convinto di ricandidarsi, e che lo faccia più che altro per disciplina di partito. Bene: allora propongo che il Pd converga sulla mia candidatura. Sarebbe un modo per dare risposta all’appello alla ricomposizione della sinistra».
E’ una provocazione o pensa di avere una chance?
«Beh, io vengo dallo stesso partito dell’attuale sindaco, non sono un alieno. Nel 2013 sono stato eletto in Parlamento nella stessa coalizione di Guerini, della Boschi, di Lotti. Non dovrebbe essere difficile sostenere uno che era in lista con loro meno di tre anni fa, no?».