La Stampa 10.12.15
Pensionamento delle toghe
Il Consiglio di Stato sfida il Csm e il governo
Congelate le uscite. Orlando: ricorreremo
di Ilario Lombardo
«Ricorreremo in tutte le sedi consentite». Se anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando mette da parte i toni felpati e più diplomatici che di solito lo contraddistinguono, vuol dire che lo scontro in atto è serio. Da una parte il Consiglio di Stato, dall’altra il Consiglio superiore della magistratura e il governo. Una settimana fa il Csm aveva deliberato che, per effetto della norma voluta dal governo che ha riportato da 75 a 70 anni l’età massima per la permanenza in servizio, 84 magistrati avrebbero lasciato la toga per sopraggiunti limiti di età dal primo gennaio. Qualche giorno dopo, il Consiglio di Stato ha congelato la decisione, sospendendo il collocamento a riposo delle toghe, tra le quali ci sono nomi di primo piano di diverse procure e tribunali italiani, come Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino e Ferdinando Pomarici, che a Milano aveva indagato sul caso Abu Omar: pm che neanche una settimana fa erano pronti a preparare gli scatoloni per godersi la pensione con il nuovo anno e adesso si ritrovano con un piede di nuovo in ufficio. Tra gli altri 83 colleghi, ci sono anche i cinque magistrati (tre della Cassazione, tra i quali l’ex presidente dell’Anm Mario Cicala) che, contro la delibera del Csm, avevano fatto ricorso straordinario al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a sua volta, come previsto dalla legge, aveva girato la pratica al Consiglio di Stato.
La sospensione dei giudici amministrativi è stata fatta in via cautelare, in attesa della documentazione necessaria per «valutare l’incidenza del loro pensionamento sulla funzionalità degli uffici giudiziari».
L’effetto è un rischio ancora incalcolabile ma che terrorizza il Guardasigilli: è una decisione che, spiega Orlando, «il vicepresidente del Csm Legnini ha definito abnorme: rischia di avere un impatto molto negativo sul sistema giustizia» e potrebbe «aprire la strada ad altri provvedimenti analoghi che andrebbero a impattare su uffici già assegnati». Sulla carta i ricorsi a valanga possono bloccare per mesi le nomine per i posti che sarebbero divenuti vacanti, compreso il primo presidente della Cassazione, sul quale al Commissione per gli incarichi direttivi deve discutere oggi. Per evitare di ricominciare tutto daccapo e nella speranza di neutralizzare la tentazione dei tanti pensionati, anche il Csm è pronto al contrattacco: ieri con una delibera approvata quasi all’unanimità (solo un astenuto), il plenum di Palazzo dei Marescialli ha invitato il ministro della Giustizia a opporsi e ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato di chiedere che i ricorsi vengano dirottati al Tar del Lazio, tenendo aperta l’ulteriore strada di una impugnazione anche davanti alle Sezioni unite civili della Cassazione.