mercoledì 2 dicembre 2015

Il Sole 2.12.15
L’Europa si mobilita Berlino invia in Siria fino a 1.200 soldati
di Beda Romano


Bruxelles Si sta precisando l’impegno europeo nella lotta allo Stato islamico (Isis), sulla scia dei recenti attentati parigini. Ieri, da Berlino, il governo federale ha annunciato l’intervento militare della Germania in Siria. Oggi, a Londra, la Camera dei Comuni dovrebbe esprimersi sulla possibilità di bombardamenti inglesi contro le posizioni dell’organizzazione terroristica.
«Fino a 1.200 soldati tedeschi sosteranno la coalizione internazionale contro l’organizzazione terroristica Stato islamico», ha annunciato in un comunicato il governo tedesco. Il numero di militari è nettamente superiore alle attese dei giorni scorsi. L’assistenza tedesca comporterà l'uso di una fregata, così come di alcuni aerei da ricognizione e da rifornimento. La cancelliera Angela Merkel ha precisato che il nuovo impegno non è una nuova missione internazionale.
La signora Merkel ha voluto ricordare ieri che già dal settembre 2014 la Germania partecipa alla coalizione internazionale contro l’Isis. Il mandato militare fino a fine 2016 – per un costo di 134 milioni di euro - dovrebbe essere approvato venerdì dal Bundestag. L’intervento tedesco - che si aggiunge ai 650 militari inviati in Mali - giunge su richiesta di Parigi, che sulla scia dei sanguinosi attentati di metà novembre ha chiesto il sostegno dei Ventotto ai sensi dell’articolo 42.7 dei Trattati europei.
In una intervista al quotidiano Bild, il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier ha avvertito: «Abbiamo bisogno di pazienza contro un nemico come l’Isis». Parlando alla televisione tedesca, André Wüstner, il rappresentante del sindacato dell’esercito tedesco, ha aggiunto: «Parto dal principio che questa battaglia, se affrontata seriamente, durerà ben più di dieci anni». Per una Germania tradizionalmente pacifista, l’impegno contro l’Isis appare se non una svolta, certamente un passaggio cruciale.
A Londra, è atteso per oggi un voto sui bombardamenti inglesi contro l’organizzazione terroristica. Il premier conservatore David Cameron si è detto fiducioso di avere il benestare dei Comuni dopo che il partito laburista, all’opposizione, ha deciso di non dare istruzioni ai suoi deputati. «Penso che ci sia un sostegno crescente in Parlamento» a favore dei bombardamenti, ha spiegato il primo ministro. «Sono nel nostro interesse nazionale, è la cosa giusta da fare, agiremo insieme ai nostri alleati».
Non mancano, tuttavia, le manifestazioni contro la partecipazione inglese nella guerra in Siria. Già nel 2013, la richiesta di Cameron di agire nel paese di Bashar el-Assad fu bocciata dal Parlamento. Nonostante la strenua opposizione del loro leader Jeremy Corbyn, molti deputati laburisti si sono detti a favore dei bombardamenti. La posizione di Corbyn è legata alla controversa scelta dell’allora premier laburista Tony Blair di partecipare alle guerre in Afghanistan nel 2001 e in Irak nel 2003. In questa battaglia, l’Occidente può contare sulla collaborazione della Russia. Tuttavia, il rapporto con Mosca è complicato dalle nuove tensioni con la Turchia, paese della Nato, che nei giorni scorsi ha abbattuto un aereo russo alla frontiera turco-siriana. Lo stesso ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha espresso «l’auspicio» che l’incidente «non pregiudichi» una soluzione politica in Siria. In una riunione ministeriale, la Nato ha discusso ieri qui a Bruxelles dei modi per difendere la frontiera turca.
La stessa scelta dell’Alleanza Atlantica di invitare il Montenegro ad aderire all’organizzazione militare, diventandone il 29mo paese membro, è fonte di nuove incomprensioni con la Russia. Il piccolo stato balcanico è abitato all’80% da abitanti di religione ortodossa, e ha beneficiato in questi anni di molti investimenti russi. Mosca considera con sospetto e fastidio l’allargamento ad Est della Nato, e ha definito l’apertura a Podgorica «un potente segnale conflittuale».