martedì 29 dicembre 2015

Il Sole 29.12.15
Governo Usa schierato con l’industria europea
Usa alla Ue: tenete i dazi alla Cina
L’America avverte la Ue: non date alla Cina lo status di economia di mercato
Le aziende cinesi inonderebbero il mercato europeo in modo scorretto
«A rischio le difese commerciali»
di Vittorio Da Rold


Washington mette in guardia l’Europa dal concedere alla Cina lo status di «economia di mercato», con eliminazione dei dazi. Fonti del governo Usa, citate dal Financial Times, sostengono che questa concessione comporterebbe una rinuncia unilaterale alle difese commerciali. Sulla stessa posizione è l’industria europea, mentre i governi Ue sono divisi.
Washington, in sintonia con Roma, mette in guardia Berlino e Londra
L’industria europea che lotta contro la concessione alla Cina dello status di economia di mercato trova un influente alleato nel governo americano di Barack Obama. Gli Stati Uniti hanno messo in guardia l’Europa dal concedere alla Cina lo “status”: farlo metterebbe a rischio gli sforzi per prevenire che le aziende cinesi inondino i mercati europeo e americano con prodotti a basso prezzo in modo scorretto.
Una presa di posizione chiara e netta, come ha riportato, citando fonti dell’amministrazione americana, il Financial Times, secondo il quale gli Stati Uniti ritengono che la concessione possa «disarmare unilateralmente» le difese commerciali europee contro la Cina.
Raggiungere lo “status di economia di mercato” alla Wto è uno degli obiettivi strategici della Cina che considera «automatico» il via libera della Ue. Fra i benefici ci sarebbero le maggiori difficoltà di Europa e Stati Uniti a imporre dazi sulle aziende cinesi per ridurre il dumping sui prezzi. La Commissione europea dovrebbe decidere sulla Cina e il suo status in febbraio. L’Europa è profondamente divisa sulla concessione. Il Regno Unito e la Germania, due Paesi le cui imprese hanno molto investito in Cina,sarebbero favorevoli. Diversi governi, fra i quali l’Italia, invece si oppongono con forza a quella che ritengono possa diventare un colpo mortale per la manifattura europea. Il dibattito è sui termini dell’accordo sull’ingresso di Pechino nella Wto nel 2001: la Cina che ritiene che l’intesa si traduca automaticamente nella designazione di economia di mercato alla fine del 2016.
In base alle regole della Wto, il mancato status di economia di mercato della Cina concede all’Europa e agli Stati Uniti più spazio per determinare i costi corretti di produzione per le aziende cinesi nelle indagini anti-dumping.
Cosa che Ue e Usa hanno fatto più volte, per esempo nel campo dei pannelli solari, delle calzature e delle piastrelle. Dal canto suo, il mondo imprenditoriale non manca occasione per esprimere preoccupazione. Un’associazione – Aegis Europe – ha pubblicato un’analisi preoccupata di due professori americani sull’impatto di questa eventuale scelta (si veda Il Sole 24 Ore del 19 settembre). Il 9 dicembre, nove associazioni siderurgiche internazionali – per l’Europa Eurofer, per gli Stati Uniti la Steel Manufacturers Association – hanno preso posizione contro la concessione dello status alla Cina.
I governi nazionali sono consapevoli che concedere lo status di economia di mercato alla Cina significherebbe ridurre grandemente le armi anti-dumping della Commissione europea, consentendo ai produttori cinesi, che spesso godono di sussidi pubblici, di vendere in Europa con maggiore facilità, e a costi particolarmente bassi rispetto ai concorrenti occidentali.
Secondo un documento del governo italiano sarebberto sei i settori colpiti in modo traumatico, più numerosi altri comunque danneggiati, interi distretti che rischiano di sparire, linee produttive a rischio. Questo lo scenario da “guerra” industriale tratteggiato da un documento riservato di fonte governativa sul possibile riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato dalla fine del 2016.
L’Italia, secondo paese manifatturiero europeo dopo la Germania, sarebbe tra le nazioni più colpite. Il Market economy status alla Cina significherebbe ridurre drasticamente (quasi eliminare) i dazi antidumping oggi in funzione con riflessi considerati molto pesanti per siderurgia, meccanica, chimica, ceramica, bulloneria, industria della carta. Comparti a cui vanno aggiunti quelli che negli ultimi tempi hanno già fatto scattare l’allerta per le possibili conseguenze, come i calzaturieri e le industrie del tessile e dell’arredo. Insomma un autogol imperdonabile.