giovedì 10 dicembre 2015

il manifesto 10.12.15
La deriva a destra tutta di Sarkozy
L'ex presidente insegue il Fronte nazionale. Resa dei conti tra i Républicains dopo il secondo turno
L'imbarazzo del mondo dell'impresa nel Nord a rischio estrema destra
di Anna Maria Merlo


PARIGI La resa dei conti nelle grandi formazioni politiche tradizionali, in seguito al terremoto delle regionali, è rimandata a dopo il secondo turno. Nel Ps, addirittura, potrebbe non avere luogo, se il partito al governo riuscirà a limitare i danni e a mantenere la presidenza di alcune regioni, l’analisi del progressivo allontanamento delle classi popolari da quella che era la sinistra non sembra, per il momento, essere al centro delle preoccupazioni. A destra, invece, si affilano già le armi per il dopo 13 dicembre. Nel mirino c’è la campagna guidata da Nicolas Sarkozy, che, come alle presidenziali del 2012 – perse – sembra ispirata dal guru Patrick Buisson, l’ex consigliere ai tempi dell’Eliseo, proveniente dall’estrema destra. Al voto sulla linea per il secondo turno, c’è stata un’unità di facciata: solo due voti su più di sessanta (la parigina Nathalie Kosciusko-Morizet e l’ex primo ministro Jean-Pierre Raffarin) si sono opposti alla scelta del presidente di Lr (Les Républicains) “né fusione con il Ps né ritiro delle liste” di fronte al Fronte nazionale, quando il partito è in terza posizione (come hanno invece fatto i socialisti nel Nord e in Provenza). Sarkozy è andato pero’ al di là di questo “né né”. In questi giorni, si dedica a un’operazione di seduzione dell’elettorato di estrema destra. “Il voto per il Fn non è un voto contro la Repubblica”, ha affermato, “il voto Fn non è immorale”. Sarkozy si avvicina alla famiglia Le Pen sull’immigrazione, perché “troppo è troppo” e questo non è “un problema del Fronte nazionale, ma un problema dei francesi”. I rifugiati siriani dovranno “tornare nel loro paese quando la guerra sarà finita” perché “noi non abbiamo più soldi”. Le troppe tasse “non sono un problema del Fronte nazionale, ma dei francesi”. Sarkozy insiste anche sul fatto di essere stato “il primo a parlare delle radici cristiane della Francia”. Bisogna rimettere i controlli alle frontiere, perché “Schengen è morto”. Di fronte a questa svolta a destra tutta, persino i candidati Lr prendono le distanze. Xavier Bertrand nel Nord-Pas-de-Calais e Christian Estrosi in Provenza hanno rifiutato la presenza di Sarkozy ai comizi tra i due turni, perché temono discorsi troppo estremisti mentre devono raccogliere consensi anche a sinistra per battere la figlia e la nipote Le Pen. Ma anche Valérie Pécresse, in Ile-de-France, che è arrivata in testa e si batte contro il socialista Claude Bartolone, non vuole Sarkozy e insiste sulla necessità di riportare la campagna su “temi regionali”. La svolta a destra tutta di Sarkozy rischia di allontanare Lr dal mondo dell’impresa, soprattutto la grande, che vive di export. Bruno Bonduelle, fondatore del gruppo di verdure in scatola che ha sede nel Nord, al primo turno aveva preso chiaramente posizione contro il Fronte nazionale, mettendo in guardia sugli effetti negativi per l’economia della regione, dove “un lavoratore su quattro lavora in un’impresa con capitali esteri”. Ma poi sembra che ci siano state minacce contro i prodotti Bonduelle. La paura ha preso il sopravvento, in un clima deleterio oggi nessun grande manager del Nord vuole più prendere la parola.
Il Fronte nazionale fa parte della vita politica francese da decenni ormai, ma l’irruzione alle soglie del potere, con la minaccia delle presidenziali tra un anno e mezzo, sta causando un terremoto. Sarkozy, che si è presentato come “il miglior argine” all’estrema destra, sta fallendo l’operazione. La permeabilità di gran parte delle idee estremiste di cui sta dando prova la direzione Lr di Sarkozy puo’ portare all’esplosione della destra classica. Se a destra si confermerà l’egemonia del Fn, è facile prevedere che una parte di Lr si avvicinerà al Fn, ne verrà assorbita. Ma nella destra francese c’è anche un’altra tradizione, gollista e centrista, che non accetta argomentazioni che copiano quelle estremiste. Già alcune voci, per ora marginali, si sono alzate per dire che Sarkozy “non è credibile” per rappresentare la destra classica alle presidenziali del 2017. Dopo le regionali, non è difficile prevedere che Alain Juppé (ma anche François Fillon) prenderanno molto più chiaramente le distanze. In prospettiva, potrebbe profilarsi l’ipotesi della creazione di una forza di centro-destra, con la spaccatura di Lr. Le istituzioni francesi attuali si adattano male alla presenza di tre poli in concorrenza. Anche la Francia avrà fra qualche anno un grande centro, con parte della destra classica e parte dei socialisti, che già hanno fatto un bel pezzo di strada? L’ipotesi è ancora lontana, la campagna per le presidenziali del 2017 è praticamente già in corso e, dopo la corsa all’Eliseo, ci sono le legislative.
Anche François Hollande è già nella prospettiva del 2017 e pensa seriamente alla propria rielezione. Le difficoltà della destra sono una buona notizia per lui, che vuole occupare il centro. Ieri, Hollande è intervenuto indirettamente per la prima volta sulle elezioni: ha invitato “tutti i responsabili politici” alla “chiarezza “ alla “difesa dei valori della Repubblica”. Il primo ministro, Manuel Valls, con un discorso nella giornata dedicata alla laicità, ha puntato il dito contro “la più grande impostura dell’estrema destra: brandire la laicità per dividere”, trasformare in “bersaglio l’islam e i musulmani”, proponendo di fatto “un grandi ritorno indietro”, a “prima del 1905” (separazione della chiesa dallo stato”, per riportare la Francia alle “guerre di religione” e alle sue “cicatrici”, distruggendo “il patto del vivere assieme” e gettando la basi di una “guerra civile”.