mercoledì 9 dicembre 2015

Corriere 9.12.15
Il diario dallo smog
«Coprifuoco» per troppo inquinamento Cronaca di una giornata a Pechino tra mascherine, filtri domestici e divieti
di Guido Santevecchi


PECHINO Questa mattina non si sente il rumore dei tubi d’acciaio dal grande cantiere a duecento metri da casa dove stanno costruendo a ritmi forzati l’ennesimo quadrilatero di palazzoni (e questo potrebbe non dispiacere). Silenzio anche dalla scuola elementare all’angolo, il parco giochi è deserto. E qui si capisce che qualcosa non va a Pechino, perché oggi non è festa. Il blocco dei cantieri, la chiusura delle scuole, lo stop a metà delle auto, a tutti i camion sono scritti nell’Allarme Rosso per l’ondata di smog, il primo nella storia della capitale cinese.
Da lunedì sera gli oltre 22 milioni di abitanti di Pechino sono stati informati delle misure quasi da coprifuoco adottate dalla municipalità. Dureranno fino a domani a mezzogiorno, quando è previsto (promesso) l’arrivo del vento che dovrebbe diradare la concentrazione di PM 2,5, le particelle microscopiche di inquinamento che si infilano in profondità nei polmoni e passano al sangue. Intanto bisogna (soprav)vivere e adeguarsi.
Precauzione numero 1. Dotarsi di purificatori dell’aria per la casa e l’ufficio. Sono diventati l’ultimo grande business della Cina. Uno di buona qualità che depuri un ambiente di 20 metri quadrati costa circa 3.400 yuan, 480 euro; 6.100 yuan per 50 metri (io per comperarli ho aspettato una settimana di vento forte e ho strappato uno sconto del 15%, ma questo pomeriggio al negozio c’era la fila). Sono cari per gli stipendi dei pechinesi, che scelgono prodotti di qualità inferiore: la Blueair, azienda svedese, dice che nell’ultimo anno nel mercato sono entrati almeno 200 concorrenti cinesi.
Questi parallelepipedi con ventilatori che aspirano e risputano getti d’aria filtrata vanno tenuti accesi al massimo della potenza nelle giornate di inquinamento forte: ora siamo intorno a 328 di PM 2,5, che significa circa 13 volte il livello 25 definito senza rischi dall’Organizzazione mondiale per la sanità (Oms). La controindicazione è che il flusso, amplificato dalle finestre che non si debbono mai aprire, dà una vaga sensazione da interno d’aereo, o sommergibile.
Precauzione numero 2. Nell’Allarme Rosso si contempla in modo poco chiaro la possibilità che le aziende concedano orario flessibile ai dipendenti. Perché uscire di casa è «hazardous», come dice l’Oms. Ma anche ammesso che i padroni cinesi accolgano il suggerimento, bisogna pure andare all’aperto per raggiungere il posto di lavoro. L’unico aiuto è la maschera. La scelta è infinita: da quelle da infermiere, giudicate inutili, a quelle tradizionali di stoffa che una volta si usavano nei mesi freddi. Ma con l’aggravarsi del problema, anche i cinesi comuni hanno cominciato a indossare maschere sofisticate, da impianti industriali. Io ne ho una prodotta a Singapore, di plastica trasparente che si modella sul viso, con due filtri bianchi: bisogna sostituirli al massimo ogni 14 giorni, o quando tendono al grigio. I miei filtri nuovi, inseriti ieri, questa sera sono già sporchi e calcolo di aver passato all’aperto in due giorni non più di sei ore.
Precauzione numero 3. Sull’ascensore cercare di evitare l’ingegnere tedesco della Bayer, Andreas, che ogni volta mi informa con scrupolo sui «danni irreversibili alla salute causati da 24 ore di esposizione a questo livello». Esposizione equivale respirazione. Meglio scambiare quattro chiacchiere con il portiere del palazzo, che però ha una mascherina color nero, indica il cielo e dice «wumai»: nebbia sporca.
Precauzione numero 4. Nel vocabolario mandarino da sopravvivenza, per poter discutere con la gente del posto, ormai bisogna padroneggiare almeno le espressioni chiave di questa che noi stranieri chiamiamo Airpocalypse. Ho appreso che Allarme Rosso si dice «hong se yu jing». L’anno scorso il governo centrale ha cercato di introdurre anche la traduzione cinese di PM 2,5: «xikeliwu», ma non ha preso piede. I pechinesi dicono comunemente «PM ar dian wu» (ar è 2, dian virgola, wu 5).
Finiti i discorsi sullo smog che non fa vedere i grattacieli a duecento metri dal naso coperto da mascherina, incontrato l’ingegnere della Bayer, si è fatta l’ora di tornare a casa. I due purificatori ronzano al massimo: sono dotati anche di timer che fanno il conto alla rovescia indicando tra quanti giorni i filtri saranno esausti. Il telegiornale della Cctv statale spiega che alla Conferenza sul clima di Parigi il ruolo dei negoziatori cinesi è cruciale. Sembra che discutano di come far finire la guerra contro l’ecosistema, ma Parigi è lontana e il fronte è qui, nel cielo sopra Pechino.