giovedì 31 dicembre 2015

Corriere 31.12.15
Bersani
«Errore puntare sul referendum Renzi pensi al voto nei Comuni»
Bersani: su Etruria andare fino in fondo. Di Maio avanza? Non sono i barbari
Quanto ai gufi, è una volgarità Non so a quale volatile corrispondano le mie preoccupazioni
intervista di Monica Guerzoni


Roma «Il referendum non è un appuntamento dirimente per il futuro dell’Italia».
Renzi ha puntato su quel tavolo tutte le sue carte, onorevole Pier Luigi Bersani.
«Fatico a pensare che gli italiani percepiscano la riforma del Senato come l’appuntamento epocale. È un passo in avanti, per quanto contraddittorio, ma è sbagliato appendere tutto lì. Cercherei di mettermi in sintonia con quel che pensano mediamente i cittadini, che hanno altre preoccupazioni e sensibilità».
Il premier ha rivendicato il suo 2015, alla faccia dei gufi.
«Nel merito non ci sono novità. Il 2016 confermerà il concetto che la crisi è finita, ma temo confermerà anche che la ripresa rimane incerta e bloccata. Quanto ai gufi, sono un po’ stanco di rispondere a queste volgarità. Io pongo dei problemi che riguardano la democrazia nel medio periodo in Italia e in Europa e non so a quale volatile corrispondano le mie preoccupazioni».
Cosa la preoccupa?
«Sono rimasto stupito nel vedere come, nel commentare la Spagna, sia arrivato un inno all’Italicum anche da editoriali autorevoli di casa nostra. È una questione seria, che merita riflessioni di fondo».
Con l’Italicum rischiate?
«Dal Mediterraneo alla Scandinavia non c’è più un solo Paese nel quale il sistema politico cammini su due gambe. È un fenomeno strutturale, al quale non si risponde trasformando la governabilità in una camicia di forza della ra ppresentanza. Solo in Italia si allude a una soluzione del genere. Siamo gli unici ad avere nel dna il vincitore obbligatorio, che era la Dc perché avevamo il muro di Berlino in casa. Ma adesso che non c’è il muro, agli elettori non puoi dire che l’alternativa è un salto nel buio».
Al ballottaggio gli italiani sceglieranno i 5 Stelle?
«Inviterei a non confondere il ballottaggio con la proposta storica del Pd di doppio turno di collegio, che prevede uno spazio di composizione politica. Questi fenomeni nuovi ci inducono a ragionare e a modificare l’impianto. Anche Paolo Mieli sul Corriere invitava a considerare come in Francia ci sia il rischio che il partito più grande rimanga fuori da ogni responsabilità e non credo che da noi possiamo desiderare prospettive del genere. Io sono perché si cambi l’Italicum».
Il premier sulle riforme ha deciso di giocarsi il futuro.
«Qui non parliamo del futuro di Renzi, ma del futuro dell’Italia e dell’Europa».
Di Maio sorpassa Renzi ...
«Io non ho mai pensato che il M5S fosse transitorio e rido quando mi dicono che nel 2013 sbagliai un rigore a porta vuota. I sondaggi riconoscono gli sforzi del M5S di uscire da una vocazione protestataria e a loro dico: “Cari 5 stelle scegliete di essere partito, cioè una parte, una verità parziale. Nella pretesa di essere un movimento che ha tutte le verità in tasca c’è un piccolo germe autoritario da estirpare”».
Perché si preoccupa della strategia degli avversari?
«È importante per la democrazia. Non possiamo pensare che debba esserci un vincitore obbligatorio, perché fuori ci sono i barbari. Non funziona. È un riflesso mentale del tempo dei blocchi, Dc e Pci».
Nel 2018 il leader del Pd vincerà al primo turno?
«Da qui al 2018 ne possono cambiare di cose... Non si può far girare tutto attorno al vincere o perdere. C’è l’Italia che ha problemi e ci sono tre parole chiave da pronunciare: produttività, investimenti e riduzione della forbice sociale, senza cui non c’è crescita. Parlo di fisco e sanità, su cui ho preoccupazioni non piccole».
Lei come vede le Amministrative? Per Renzi si eleggono i sindaci, non il premier.
«Ridurre il significato di queste elezioni non è il modo migliore per motivare i nostri. Se non contano niente ci riposiamo tutti, io invece penso sia un appuntamento importante. Negli ultimi anni abbiamo vinto nei comuni perché il Pd si è messo con umiltà a organizzare il campo di un centrosinistra civico ampio».
Siete in tempo? A Roma e a Napoli non avete i candidati.
«Una politica così non la improvvisi all’ultimo. Chi dirige, diriga. Dica cosa pensa di fare per vincere e noi siamo tutti pronti a combattere».
Fa bene il premier a sfidare l’Europa?
«Non è sbagliato alzare la voce con la Germania, ma se vogliamo farci capire dai tedeschi dobbiamo spiegare come recuperare produttività, ridurre il debito e gestire le sofferenze e gli incagli delle nostre banche. Questo è il terreno su cui combattere e su cui chiedere con forza politiche che non ci penalizzino. Se ai tedeschi parliamo solo di Italicum e Senato avremo qualche zero virgola, ma non otterremo una sponda vera dall’Europa».
Come vede gli sviluppi dell’inchiesta su Banca Etruria?
«Si leggono cose impressionanti e tocca alla magistratura andare fino in fondo. Governo e Parlamento, invece di fare la commissione d’inchiesta, facciano l’indagine, per avere informazioni che aiutino a produrre norme urgenti. E qualche idea ce l’avrei. Se allora non avessi messo il dito nel mercato, ora non avremmo la trasferibilità dei mutui».
Non vedremo Errani o altri bersaniani al governo?
«Sono stupito di queste illazioni. Speranza e Cuperlo hanno posto temi che riguardano l’asse del Pd e si aspettano risposte politiche, non certo posti alla tavola di Natale».