Repubblica 31.12.15
Sindaci, la mossa del Pd “Ora si può ricostruire l’alleanza con Sel”
In vista delle primarie i dem tentano la mediazione Orfini: “Decidiamo e votiamo insieme i candidati”
I voti di Sinistra italiana utili per i ballottaggi Ecco perché Renzi sta evitando toni troppo duri La frattura è ormai certa a Torino e Bologna. Ma nella Capitale e a Napoli si lavora per ricucire
di Goffredo De Marchis
ROMA. Sarà pure un problema «dei territori», come dice Matteo Renzi puntando l’intera posta sul referendum, ma il Pd sta cercando di correre ai ripari per le comunali. Il fianco a sinistra è troppo scoperto, esiste un rischio ballottaggi quasi ovunque e qualche ponte va inevitabilmente gettato con gli ex alleati. Cominciando da Roma, dove il commissario dem Orfini sta cercando di ricucire l’alleanza con Sel-Sinistra italiana. «Dovrebbero partecipare alle primarie assieme a noi — dice il presidente Pd —. Fassina si può presentare ai gazebo. Il centrosinistra ha governato bene per anni. Non vedo perché questa collaborazione si debba interrompere ».
È il segnale che qualcosa si muove, soprattutto per risolvere i casi aperti e problematici di Roma e di Napoli. La frattura a Torino e Bologna è ormai certa. Giorgio Airaudo è in concorrenza con Piero Fassino e per il momento non si vedono punti di contatto nemmeno in previsione del possibile ballottaggio. In Emilia la sinistra ha già scelto un professore universitario da contrapporre all’uscente Virginio Merola con il quale ha governato 5 anni. Dunque una rottura dolorosa e pericolosa per la tenuta della città se si considera che i grillini sono molto agguerriti nel luogo dove tutto è cominciato con il Vaffa day. Il nome dell’alternativa al Pd verrà fatto nelle prossime ore. Sono salve invece, tra le grandi città, solo Cagliari (il Pd appoggia l’uscente di Sel Zedda) e Trieste (corre l’uscente Roberto Cosolini, Pd). A Milano, la sinistra è divisa, ma il vicesegretario Lorenzo Guerini dice che «lavorando con pazienza siamo riusciti a tenere viva la coalizione di Pisapia». Alle primarie infatti Balzani e Majorino dovrebbero garantire la sopravvivenza del centrosinistra coinvolgendo una platea più vasta di elettori. Lo stesso tentativo, ora, si sta facendo a Roma. Largo del Nazareno lascia cadere lì un riferimento preciso: «Le condizioni ci sono, governiamo insieme anche alla regione con Zingaretti. Perché non dovremmo provare seriamente a fare lo stesso in Campidoglio?».
La risposta dell’ex Pd Stefano Fassina, che ha già lanciato la sua candidatura, è un secco no: «Non rifiutiamo le primarie, ma il Pd non dice la verità sul centrosinistra romano ed è inaffidabile». In realtà, spiega Fassina, con Sel il Pd ha rotto già a luglio escludendola dalla giunta. Poi c’è stato il traumatico passaggio dal notaio per cacciare Marino. «Come facciamo a stare col Pd a livello nazionale e locale? Faremo la battaglia per il no al referendum tanto caro a Renzi, a marzo in piena campagna elettorale raccogliamo le firme per i quesiti contro la scuola e il Jobs act. A Roma l’alleanza è finita», insiste Fassina.
Allora, quello che cerca Pd è dividere le anime di Sel nella Capitale. O costruire un rapporto almeno per il secondo turno. Il segretario romano Paolo Cento sostiene la campagna di Fassina, ma tutto il partito legato al centrosinistra della Regione vorrebbe un accordo. «È così, i problemi esistono — ammette l’ex viceministro —. Ma alla fine non ci saranno scissioni». Guerini e Orfini, però, non si accontentano del ballottaggio: «La sinistra farà fatica a spiegare perché non partecipa alle primarie romane».
Il Pd non ha argomenti di battaglia per convincere Sinistra italiana a piegarsi. Neanche quello di “ritorsioni” sulla giunta del Lazio. Malgrado la rottura, i voti di sinistra sono importanti per i ballottaggi. Infatti, l’altro ieri Renzi ha ironizzato sulla sinistra di Airaudo, ma non ha affondato il colpo. Perchè quei voti potrebbero tornare utili a Fassino. Così come a Napoli dove oggi Sel ha già scelto il sindaco Luigi De Magistris.