Corriere 2.12.15
Bersani: «Il problema non è il grillismo, ma la destra»
Rischiamo di perdere senza il centrosinistra largo. Solo così si fanno le primarie
Farei correre anche Fassina. L’apertura vale per tutti
Il premier-segretario? Lo statuto lo consente ma io mi ero impegnato a non cumulare le cariche
intervista di Monica Guerzoni
ROMA Pier Luigi Bersani è preoccupato (e molto) per il Pd. E a dieci giorni dalla contro-Leopolda che lo vedrà sul palco del Teatro Vittoria, lancia energici avvisi ai naviganti: «Senza un piano, alle amministrative si rischia».
Il 12 dicembre lei sarà a Roma, Renzi a Firenze. Leopolda e anti Leopolda?
«Non la chiamerei così. Speranza e Cuperlo hanno pensato a una manifestazione per ribadire che nel Pd c’è anche un altro punto di vista e io ci sarò, anche se non l’ho organizzata io perché non sono un capocorrente. Mi risulta che non sia ancora stato vietato riunirsi. E dove ci sono le bandiere del Pd, io ci vado». E poi, ridendo: «Si resta segretari a vita...».
Non va alla Leopolda perché non è invitato, o perché non ci sono le bandiere Pd?
«Se ci fosse la bandiera del Pd, potrei anche andarci. Quando il segretario ero io, lo ero di tutto il Pd e non mi sono mai messo a organizzare correnti. Sono stato ospite anche della destra ad Atreju, ma nel nostro campo io vado solo dove ci si riunisce in nome del Pd».
Renzi deve rinunciare al doppio incarico?
«Lo Statuto consente di fare al tempo stesso il segretario e il premier, anche se non obbliga. Io mi ero impegnato, se avessi fatto il premier, a non cumulare le cariche. Il punto è, ma si vuole davvero discutere dello stato del partito? Se lo si vuole, dirò anch’io la mia».
Chiederà un segretario politico per il Nazareno?
«Io non chiedo nulla, Renzi faccia come vuole. E comunque vedremo, poi le formule si trovano. Il problema di fondo è se il partito è un collettivo, se è ritenuto utile, o se è considerato un ingombro. Perché magari si preferisce un rapporto diretto con i cittadini, senza mediazioni. Se è così, auguri!».
Teme una batosta alle amministrative?
«Non ce lo ha ordinato il dottore di fare le primarie. Ma se le fai, devi tenerti largo. Devi tenere conto che esiste un centrosinistra diffuso e lavorare perché ci sia un nome del Pd, uno della sinistra e un civico. Così, vinci sicuro. Se invece ti tieni più stretto, io non lo so se vinci».
Lei aprirebbe le primarie di Roma anche a Fassina?
«Sì, vale per tutti. Ma sono processi che non si improvvisano, vanno avviati per tempo. Decisioni così importanti non si possono prendere una settimana prima del voto».
Non vede una strategia sulle alleanze?
«Ricordo quando si votò a Milano e i commentatori dissero “ha vinto Pisapia, ha perso Bersani”. Mi scappava da ridere, perché invece Pisapia mi andava da Dio e adesso nessuno direbbe che non va bene e anzi ci butteremmo in ginocchio, per averlo di nuovo. Di che stiamo parlando? Stiamo parlando del centrosinistra».
Per battere Grillo serve il centrosinistra unito?
«Il problema non è il grillismo, è la destra. E io sono preoccupato».
Il centrodestra può prendersi le città?
«Il senso comune della gente va in quella direzione, dall’insicurezza, alla paura dell’immigrazione. E se il buon Dio non le fa perdere la ragione e trovano una sintesi credibile, per noi è un problema. A meno che la destra non perda il biglietto della lotteria».
Anche a Roma la destra può farcela?
«Vedo i nostri in difficoltà. A Roma la carta grande ce l’ha la destra, per le ragioni di fondo che dicevo. E per altre ragioni, ce l’hanno i grillini. Da Marrazzo in poi, passando per Alemanno, i Cinquestelle possono dire ai romani “li avete provati tutti, perché non provate anche noi?”. È un tema forte, questo».
Le primarie il 20 marzo vanno bene, o è tardi?
«Il tempo c’è. Il problema è se ci sono le idee chiare di cosa fare, in questo tempo» .