martedì 22 dicembre 2015

Corriere 22.12.15
Servono neuroscienziati per battere il terrorismo
di Rosario Sorrentino


Questa proprio non ci voleva, chissà quante volte dentro di noi lo abbiamo pensato. Capiamoci bene, qui non è madre natura a scagliarsi contro di noi. È invece qualcosa di molto più inquietante con cui, nostro malgrado, misurarsi senza perdere tempo. Quello che ci troviamo di fronte è una «calamità umana», la peggiore, una energia distruttrice di un fenomeno promosso da uomini feroci che agiscono stravolgendo indici di civiltà ormai acquisiti. Chiamarlo solo terrorismo è, a mio avviso, riduttivo e un errore, perché si rischia di sottovalutare la reale portata di qualcosa che merita una analisi più approfondita. Lo scontro drammatico a cui stiamo assistendo è di quelli che avvengono tra cervelli che pensano e agiscono in modo profondamente diverso. Da qui bisogna partire, se vogliamo iniziare a capire le loro azioni e le nostre reazioni; è una partita a poker tragica dove ognuno studia le mosse e le contromosse dell’altro.
La strategia utilizzata dai terroristi, estemporanea o programmata che sia, mira a logorarci, a far vacillare e crollare le nostre difese, risorse emotive facendoci sentire già vinti. Avvertiamo a tratti una tranquillità, normalità che non ci convince, perché siamo ormai coscienti che loro, come tutti gli assassini in agguato, attendono solo l’occasione migliore per agire e colpire di nuovo. È giunto il momento che la «scienza del cervello», le neuroscienze, affianchi la politica per fornire il suo contributo prezioso di conoscenze sul funzionamento dell’organo della mente e delle sue aberranti deviazioni.
Bisogna creare una «task force», un gruppo di lavoro composto da esperti in materia, finalizzato a studiare quella che sembra una irresistibile ascesa del male. Vanno definiti con precisione gli aspetti cognitivi, comportamentali e la personalità di questi «signori del crimine» e dei loro fan, sostenitori, per dare luogo a strategie volte ad anticipare le loro azioni e decisioni. E noi? Alleiamoci e subito con la paura, utilizziamola perché è la nostra arma migliore, una emozione che può renderci più forti che mai.