Corriere 1.12.15
Bruno sul rogo, Michelangelo a cavallo. La storia attraverso i trenta Anni Santi
Dal primo indetto nel 1300 a quello di Clemente VI che varia la cadenza secolare Le mancate celebrazioni del 1800 e del 1850, con i pontefici prigionieri o esuli
di Luigi Accattoli
Il Giubileo di papa Francesco porterà il numero 30 nella serie dei Giubilei universali indetti dai papi dall’anno 1300 a oggi. Quella degli Anni Santi è una storia movimentata, che ha risentito di ogni turbolenza: di guerre e di pestilenze, di scismi, di papi assenti da Roma.
Su trenta Giubilei, venticinque sono detti «ordinari», in quanto celebrati secondo la cadenza programmata, che inizialmente fu prevista di 100 anni, poi di 50, infine — e anche oggi — di 25. Venticinque anni fu ritenuto un tempo ragionevole, perché ogni generazione avesse la possibilità di fruire della «perdonanza», o indulgenza, con cui i papi attiravano i pellegrini alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo.
Cinque invece — e tra essi questo di Francesco — sono i Giubilei «straordinari», caduti cioè in anni estranei a ogni previsione o sequenza: il primo è del 1390, indetto da Urbano VI e presieduto da Bonifacio IX; il secondo è di Martino IV e arriva nel 1423; il terzo e il quarto sono del secolo scorso, indetti da Pio XI nel 1933 e da Giovanni Paolo II nel 1983.
Inizialmente quelli «ordinari» sarebbero dovuti arrivare nell’anno «centenario» di ogni secolo, come fu per il primo indetto nel 1300 da Bonifacio VIII. È l’anno in cui Dante colloca il suo viaggio ultraterreno, evocando quella coincidenza «giubilare» in più passi della Divina Commedia.
Parendo troppo lunga l’attesa di un secolo, Clemente VI ne indice un altro nel 1350, che si svolge in una Roma senza papa: Clemente è ad Avignone e si guarda bene dal mettersi in cammino. Il primo Giubileo che arriva a 25 anni dal precedente è quello del 1475 indetto da Paolo II e presieduto da Sisto IV. Quello celebrato da Clemente VII nel 1525 cade nel pieno dell’attacco di Lutero alla pratica delle indulgenze.
Nel 1550 non è ancora terminata la cupola di San Pietro e Michelangelo che ne guida i lavori, ed ha 75 anni, viene autorizzato dal papa Giulio III a compiere il pellegrinaggio delle Sette Chiese a cavallo invece che a piedi. Durante l’Anno Santo del 1600 — celebrato da Clemente VIII — si tiene in Roma il rogo di Giordano Bruno. Con una «celebrazione penitenziale» del Giubileo dell’anno 2000 Papa Wojtyla chiederà perdono per i roghi accesi nei secoli dai predecessori.
Nel 1800 e nel 1850 non si fecero Giubilei. Nel primo caso Roma era squassata dagli eventi napoleonici: Pio VI muore prigioniero in Francia nell’agosto del 1799 e Pio VI viene eletto a Venezia nel marzo del 1800. Nel secondo caso Pio IX era esule a Gaeta, essendo stata proclamata la Repubblica romana.
Nel 1900 la figura tremante di Leone XIII che aveva novant’anni, impegnato nel rito di chiusura del Giubileo, colpì la fantasia di Giovanni Pascoli che gli dedicò un inno intitolato La Porta Santa : «Leva la man dall’opera, / o immortalmente stanco». Inarrestabile è stata la crescita del numero dei pellegrini lungo i Giubilei del secolo scorso (1925, 1933, 1950, 1975, 2000), favorita dalla progressiva facilità dei viaggi, fino al top dell’anno Duemila, quando gli «arrivi a Roma» furono 32 milioni, secondo la stima del Censis.