giovedì 17 dicembre 2015

Corriere 17.12.15
L’anti Nazareno è servito. Per ora
di Massimo Franco


Ha tutta l’aria di un anti patto del Nazareno, cementato sull’altare della Consulta. Fuori Forza Italia, dent ro i 5 Stelle. Col Pd nel ruolo di perno di qualsiasi alleanza. Rimane solo da capire se lo scarto di Renzi segni l’inizio di una nuova strategia, con l’abbandono definitivo di FI come interlocutrice, e l’opzione del dialogo con Grillo .
Oppure se l’iniziativa di ieri sia soprattutto l’estrema risorsa tattica di un presidente del Consiglio in difficoltà: accerchiato dagli attacchi sul salvataggio delle quattro banche locali, che si riverbera su Palazzo Chigi; e ansioso di uscire dall’angolo.
Probabilmente ci sono entrambe le cose. Ma è una manovra rischiosa, sebbene forse prevedibile. Nel momento in cui il partito di Silvio Berlusconi certifica la subalternità alla Lega proponendo la gogna per il ministro Maria Elena Boschi e la sfiducia al governo, i fili tendono a spezzarsi: anche quelli sotterranei affiorati nei momenti più delicati per fornire a Renzi un soccorso parlamentare decisivo. Il premier spera di recuperare in primo luogo il Pd, che non riesce più a dominare dal tempo dell’elezione-capolavoro di Sergio Mattarella al Quirinale.
Tenta di rompere l’accerchiamento sbloccando le votazioni su tre giudici della Corte costituzionale, che hanno superato la trentina. E sembra voler ribadire di non sentirsi prigioniero di nessuno, e di poter pattinare tra le alleanze parlamentari più spregiudicate. La domanda ineludibile, tuttavia, è se la sua iniziativa sia un segno di massima forza o di crescente debolezza. Perché se la strada obbligata era quella di un accordo col M5S, forse andava imboccata prima, non dopo trentadue scrutini a vuoto. Fa capolino il sospetto che la virata renziana sia vissuta come un cedimento del Pd ad un acerrimo avversario.
Il M5S incassa una vittoria, infatti, perché la sua irrilevanza viene smentita proprio dal premier: tanto più mentre i seguaci di Grillo si propongono come forza di governo negli enti locali dove il Pd arranca. Ma non è detto che un accordo sulla Consulta segni la fine di qualunque prospettiva di «Partito della Nazione»: l’ipotesi di una sinistra pilotata dal presidente del Consiglio verso un approdo moderato. Al contrario, potrebbe segnare un’offensiva ancora più frontale contro FI, per schiacciarla su Matteo Salvini e spremere i consensi che rifiutano di essere usati per legittimare una deriva estremista. L’elezione dei giudici dopo un anno e mezzo, comunque, rimane una pagina nera per il Parlamento e per i partiti: tutti.