domenica 13 dicembre 2015

Corriere 13.12.15
«L’Etruria e il papà di Renzi» Le accuse dell’opposizione
L’amarezza di Pier Luigi Boschi: la banca non era più raddrizzabile
di Fabrizio Caccia


LATERINA (Arezzo) Dalla bella casa rosa di via Fabbrica ora trapela soprattutto amarezza: «Proprio non immaginavo che sarebbe finita così», si sfoga «il Boschi», come chiamano familiarmente qui in Toscana il papà della ministra Maria Elena. Pier Luigi Boschi, 65 anni, dalla sua tenuta de «Il Palagio», si confida al telefono con un altro ex altissimo dirigente di banca Etruria, come lui commissariato a gennaio scorso dopo il tremendo crac finanziario. «Fino all’ultimo provammo a raddrizzare la barca — così il collega di sventura ricostruisce adesso il pensiero espresso dall’ex vicepresidente dell’Etruria nel colloquio avuto —. E facemmo senza dubbio del nostro meglio, stavamo anche pensando a un’aggregazione in extremis con una popolare dell’Emilia-Romagna, ma la barca era ormai irraddrizzabile, gli errori purtroppo erano già stati fatti prima di noi».
Don Mario Ghinassi, il parroco della chiesa dei santi Ippolito e Cassiano, in piazza della Repubblica, si aspetta l’arrivo del Boschi questa mattina per la messa delle 11, accompagnato come ogni domenica dalla moglie Stefania Agresti (preside di una scuola superiore del Valdarno ed ex vicesindaco del paese) e dal figlio Emanuele, anch’egli ex Banca Etruria, che li renderà nonni l’estate prossima.
Emanuele e Pier Luigi Boschi, a Laterina, sono soci della Confraternita del Santissimo Crocifisso, fanno la carità agli indigenti e ogni anno, con la loro cappa bianca, sfilano nella processione del Venerdì Santo. Don Mario, però, non vuole commentare i fatti relativi a quest’altra loro personale Via Crucis: «Qui da noi si dice che bisogna fare 100 passi insieme a una persona e mangiare con lei tanto sale, prima di giudicare. E il Boschi è un brav’omo...».
Intanto, però, il consigliere regionale toscano di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, solleva anche il caso dell’ultimo presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, che dopo il commissariamento dell’istituto sarebbe diventato con la sua Nikila Invest socio della Party srl di Tiziano Renzi, il papà del presidente del Consiglio, che costruisce outlet in varie città. E l’amministratrice di questa società sarebbe la mamma del premier, la signora Laura Bovoli. «Il problema però — accusa Donzelli — è il fatto gravissimo che i genitori del capo del governo abbiano volontariamente omesso di citare le loro reali cariche societarie nella dichiarazione che devono alla presidenza del Consiglio. Sul sito di Palazzo Chigi non ve n’è traccia. In un Paese normale, Matteo Renzi si sarebbe già dovuto dimettere».
Gli echi di questa nuova velenosa polemica, però, arrivano molto attutiti a Laterina, dove nel silenzio dei campi di fragole i concittadini di Pier Luigi e di sua figlia Maria Elena, mentre fanno scudo compatti intorno alla famiglia del ministro, spiegano che i loro problemi sono altri: «Il ponte sull’Arno da rifare, le fabbriche dell’oro che per metà hanno chiuso...», così li elenca il farmacista Stefano Bellezza, consigliere dell’opposizione di centrodestra. Già, anche l’opposizione qui si mostra solidale con Boschi senior, l’ex democristiano che tentò di diventare sindaco due volte a Laterina senza riuscirci. L’ex presidente della cantina sociale del Valdarno e della Confcooperative di Arezzo. L’amico dei contadini che è contadino pure lui, «uno che sale sugli alberi per potarli» — raccontano — e infatti si fece pure due mesi d’ospedale dopo essere caduto da una scala, ricorda l’assessore all’Urbanistica e suo amico d’infanzia, Alberto Severi, un tempo insieme nella Margherita. «A Laterina poi la Banca Etruria neppure c’è — concludono al bar Sandy, all’inizio di Corso Italia —. L’unica filiale qui è del Montepaschi. Forse per questo la maggior parte di noi s’è salvata» .