giovedì 10 dicembre 2015

Corriere 10.12.15
Leopolda, Renzi porta i ministri «Non sarà un meeting di partito»
A Firenze «question time». Il no della sinistra all’invito: iniziativa di corrente


ROMA Quattro ministri per quattro question time . Domani a Firenze, nella vecchia stazione che è stata la culla del renzismo, sale il sipario della Leopolda e la sesta edizione si presenta in formato Parlamento. Sabato esponenti del governo del peso di Boschi, Gentiloni e Madia saranno interrogati non da deputati e senatori, come nelle aule parlamentari, bensì dai partecipanti alla kermesse.
Matteo Renzi lancia la Leopolda, bandisce politichese e polemiche e spiega perché non ci saranno, nemmeno quest’anno, le bandiere del Pd: «Non è un meeting di partito, ma un incontro di persone che credono nel valore della politica». E ancora, senza paura di esagerare con la retorica: «Abbiamo dimostrato che niente è impossibile e partendo dal basso si può scalare la montagna della vecchia politica. Nessuno avrebbe scommesso mezzo centesimo su di noi, eppure torniamo alla Leopolda con il nostro carico di responsabilità e leggerezza». Poi l’invito a tutti i parlamentari: «Carissimi colleghi... Non è una iniziativa targata Pd, lo sapete. Chi di voi vuole esserci, è il benvenuto».
L’sms ha fatto arrabbiare i bersaniani. Miguel Gotor respinge l’invito, contesta «la promozione di iniziative di corrente» da parte del leader e attacca: «L’organizzazione che dirige non può essere trasformata in un comitato elettorale permanente». La sfida con la minoranza è aperta. Stamattina Boschi presenterà il programma di Firenze: si comincia domani alle 21 e si chiude domenica alle 13, con Renzi che scherza: «In tempo per allontanarci gli uni dagli altri prima di Juventus-Fiorentina».
Sabato al Teatro Vittoria di Roma, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo hanno convocato i militanti per la manifestazione «Con il Pd nel mondo che cambia», che vedrà Bersani sul palco ed Emma Bonino ospite d’onore. Il duello tra Leopolda e anti-Leopolda sarà inevitabile, anche se ieri Renzi ha fatto un gesto che ha addolcito il clima. Il premier è volato a Potenza ai funerali di Antonio Luongo, morto a 57 anni. Il segretario della Basilicata era stato l’unico tra i leader regionali a non aver firmato il documento di appoggio a Renzi, eppure il premier è stato molto vicino a Speranza. «Ho perso il mio padre politico — racconta l’ex capogruppo —. Matteo è stato tutto il tempo accanto a me, una cosa proprio bella che non dimenticherò».
La polemica sui vessilli continuerà e Speranza si dice «orgoglioso» di esporre le bandiere del Pd, ma il gesto di Renzi ha stemperato le tensioni, almeno per un giorno. «Ho avuto la percezione — dice ancora Speranza — che nonostante le differenze siamo una grande comunità». Renzi non ne può più di divisioni e litigi e invita i dirigenti a smetterla di parlare di «regole delle primarie e discussioni correntizie», per concentrarsi sui risultati del governo. Ma sulle alleanze si litigherà a lungo. «Il Pd non deve prendere la deriva del partito della nazione — avverte Speranza —. Noi abbiamo scelto come sottotitolo “Orizzonte centrosinistra”». E sabato a Napoli debutta Sinistra italiana. «Lanceremo dal Sud — annuncia Alfredo D’Attorre — la grande campagna referendaria contro riforma costituzionale, scuola e Jobs act».
Monica Guerzoni