La Stampa 10.12.15
Il premier vuole una Leopolda non di partito
di Marcello Sorgi
L’invito rivolto da Renzi via mail ai parlamentari del Pd, a partecipare alla Leopolda, dovrebbe servire a chiudere le polemiche che anche quest’anno hanno accompagnato la preparazione dell’assemblea dei renziani nella vecchia stazione di Firenze. Dall’accusa di aver promosso una riunione di corrente a quella di vergognarsi a esporre le bandiere del partito di cui è segretario, il premier ne ha dovute sentire tante, negli ultimi giorni, prima di spingersi a chiarire il senso dell’iniziativa. Ma si sbaglierebbe a credere che il premier-segretario sia stato convinto/costretto dalle critiche ricevute a fare una parziale marcia indietro, rispetto al programma iniziale della Leopolda che prevedeva di lasciare la politica e i politici in secondo piano, riservando il palco e la prima linea a personaggi simbolo della società civile o a soggetti che hanno usufruito degli effetti delle riforme (dai campioni sportivi ai disoccupati che hanno trovato lavoro, ai professori entrati in ruolo grazie alla «buona scuola», e così via).
No: anche se il messaggio informa i parlamentari che chi vuole potrà iscriversi a parlare e che ci sarà un question time con quattro ministri, Renzi non ha affatto cambiato opinione sul Pd. Resta cioè convinto che il partito, così com’è fatto, costituisca un freno all’allargamento del consenso attorno al centrosinistra. D’altra parte, quale appeal può avere su elettori indecisi o rassegnati all’astensione un partito diviso e rissaiolo, in molti casi guidato in periferia da inquisiti contestati da altri inquisiti che provano a fregargli i posti, incapace di darsi regole democratiche condivise e rispettate da tutti? Un partito che si attarda a discutere del numero di tessere raccolte, ma non si interroga sulla differenza tra il numero di iscritti - in calo - e quello - in crescita - dei sostenitori disposti a dare un aiuto economico senza iscriversi. Un partito che galleggia nei sondaggi attorno al 32%, mentre l’indice di fiducia nel presidente del consiglio e nel governo è sensibilmente più alto.
Ecco perché Renzi, pur invitando tutti i parlamentari a partecipare, nella sua mail tiene a ribadire che la Leopolda «non è un’iniziativa del Pd» e non è «antipolitica», ma al contrario un luogo in cui si cerca faticosamente di rilegittimare la politica. Impresa niente affatto facile, di questi tempi. Renzi ne è consapevole e non s’aspetta certo di trovare la soluzione nei tre giorni della Leopolda a Firenze. Anche per questo, con il tono ironico che contraddistingue il suo messaggio, rassicura tutti che i lavori si concluderanno in tempo per guardare la partita Juve-Fiorentina.