giovedì 5 novembre 2015

Repubblica 5.11.15
Dove va l’8 per mille
Corrado Augias risponde a Paolo Izzo


CARO Augias, non lo dicono soltanto i Radicali, che sul tema proposero anche un referendum, ora è intervenuta la Corte dei conti: la distribuzione dell’8xmille è distorta e la sua maggiore fruitrice (+400% dal 1990) è la Conferenza dei vescovi italiani che, su un miliardo e 300 milioni annui, si accaparra un miliardo netto. Questa cospicua voce delle entrate della Chiesa, con sede amministrativa in Vaticano, non dipende solo (si badi bene) dalle scelte espresse da quattro italiani su dieci, ma soprattutto da chi la scelta di destinazione dell’8xmille non la fa. La somma derivante dalla non-scelta, infatti, non va allo Stato come sarebbe ovvio, è ridistribuita proporzionalmente tra le confessioni più “votate”. Così, la Chiesa del papa con il nome del “poverello” diventa di anno in anno più ricca, non solo di ogni altra confessione che possa partecipare alla “gara”, ma anche dello stesso Stato — il nostro — che mette in palio, senza concorrenza, il succulento premio. Ora che, già da due anni, la magistratura contabile italiana segnala questo “vizio” molto terreno, rimarrà di nuovo inascoltata?
Paolo Izzo

IL sistema di distribuzione dell’8 per mille è scandaloso e ingiusto come molti hanno fatto osservare negli anni — compresa questa rubrica. Tanto più diventa scandaloso in una Chiesa che fa spesso un uso distorto di quel denaro. Alle giuste osservazioni della magistratura contabile si aggiungono due libri ricchi di impeccabile documentazione. Le fughe di notizie dalle stanze vaticane mostrano a quale grado di corrompimento sia arrivata la Curia. Quando in anni recenti alcuni opinionisti facevano osservare i guasti ora sotto gli occhi di tutti, partivano reprimende anche dure, li si metteva a tacere accusandoli di anticlericalismo, giacobinismo, ubbie ottocentesche. Non era così, i fatti hanno dimostrato il resto, hanno per esempio chiarito in modo definitivo il motivo per cui un anziano teologo con qualche acciacco abbia a un certo punto scelto di lasciare l’incarico ritenendosi impari alla gravità della situazione. Scelta di giudizio ma anche di coraggio perché così facendo ha permesso a un uomo nel pieno vigore come Bergoglio di succedergli. Riuscirà papa Francesco a completare l’opera di pulizia e rinnovamento? Molti, cattolici e non cattolici, lo sperano ma non è detto che ci riesca, le resistenze sono tremende. L’inevitabile confronto con la città al di qua del Tevere dimostra che quando la corruzione s’insinua fin nelle fibre di un’amministrazione, risanare è difficilissimo. Il saggio di Emiliano Fittipaldi Avarizia (Feltrinelli) e quello di Gianluigi Nuzzi Via Crucis (Chiarelettere) lo confermano carte alla mano. A quei due titoli ne aggiungerei semmai un terzo: Francesco tra i lupi di Marco Politi (Laterza ed.). Mai titolo ha meglio riassunto una situazione.