giovedì 5 novembre 2015

Repubblica 5.11.15
Ex Pd e Sel lanciano “Sinistra Italiana”
La Cosa rossa sarà battezzata sabato
Renzi: “Non vedo spazi fuori dal partito”, ma apre a modifiche dell’Italicum
L’addio di D’Attorre, Galli e Folino agita la minoranza
Bersani: “Lavoro perché i dem restino di centrosinistra”
di Giovanna Casadio


ROMA. L’esodo dei democratici continua. Ma Matteo Renzi avverte che una diaspora non conviene: «Fuori dal Pd non vedo spazi, mentre nel partito c’è un grande spazio ideologico e culturale per la sinistra. Gli esponenti della minoranza però si devono liberare dalla logica di parlare male gli uni degli altri». Una bacchettata, l’ennesima, alla sinistra interna. E una stretta di mano martedì sera, alla fine dell’assemblea dei parlamentari del Pd, agli ultimi tre fuoriusciti: Alfredo D’Attorre, Carlo Galli, Enzo Folino. I tre hanno tenuto ieri una conferenza stampa e in un documento hanno spiegato che lasciano perché «il partito è un’appendice inerte del leader ». Che non condividono più né il merito né il metodo. «Siamo fuori dalla cultura istituzionale dell’Ulivo e del centrosinistra», i provvedimenti del governo ne sono la prova mostrando che «il Pd vive con fastidio il modello di società disegnato dalla Costituzione ». Insomma, il Pd è un’esperienza da lasciarsi alle spalle per andare verso la “Sinistra italiana”, il gruppo parlamentare che nascerà sabato e che unisce i vendoliani di Sel, Stefano Fassina e parte degli ex dem. Non tutti.
Si smarca Pippo Civati, che ieri ha avuto un colloquio con Alessandra Cattoi per sondare le intenzioni di Ignazio Marino, il sindaco capitolino dimissionato, in vista delle prossime amministrative. Frammentata è la sinistra, discussioni persino sul nome se è meglio “Sinistra democratica”, “Sinistra per il lavoro e il cambiamento”. Ma infine sembra “Sinistra italiana” quello che raccoglie maggiori consensi. Sarà un gruppo di 31 deputati; 7 senatori per ora. Traumatizzato è il Pd. «Non basta una semplice scrollata di spalle, c’è da correggere una rotta politica che rischia di allontanare iscritti e militanti, provo amarezza, non è un bel giorno per i dem», commenta su Facebook Roberto Speranza. La falla a sinistra ha provocato in questi mesi nove addii al Pd. Pierluigi Bersani, di cui D’Attorre è stato uno dei “delfini” invita a combattere dentro il partito. «Sono tutti bravissimi - dice l’ex segretario a proposito dei tre fuoriusciti - io lavoro per la stessa cosa, per il centrosinistra ma dentro il Pd. Poi se diventa un’altra cosa...». La frase resta sospesa. D’Attorre prevede che Bersani non lascerà la “ditta”, ma altri sono pronti a uscire anche alcuni cattolici democratici. Franco Monaco potrebbe essere fra questi. Renzi difende le sue scelte politiche: «Sono un uomo di sinistra...», ribadisce in assemblea dem e ironizza sulla lunghezza del suo intervento sulla legge di Stabilità: «Sono castrista...». Sembra aprire sull’Italicum come gli chiede la sinistra dem: «Non ci sto ripensando, preferisco il premio alla lista però non ci sono totem ideologici». Di certo il ballottaggio non si tocca. E il premier-segretario torna sulle primarie che devono essere «vere oppure il candidato lo sceglie il partito, con regole chiare e chi perde aiuta».