mercoledì 4 novembre 2015

Repubblica 4.11.15
Il cardinale Coccopalmerio, “ministro della giustizia” della Santa Sede: “Vogliono far vedere che va tutto male per indebolire la figura del Santo Padre”
“Francesco fa paura a molti la manovra ha ispiratori anche fuori dal Vaticano”
intervista di Orazio La Rocca


CITTÀ DEL VATICANO Cardinale Coccopalmerio, due persone arrestate in Vaticano con l’accusa di aver trafugato documenti riservati. Che succede Oltretevere?
È solo un “banale” furto di segreti d’ufficio o è una manovra per condizionare papa Francesco?
«Non saprei dire non avendo elementi diretti per giudicare. Ma si tratta certamente di una vicenda che fa male, dispiace a tutti, a partire dal Santo Padre. Ma una cosa è certa: il Papa non si farà condizionare da nessuno. Anche se episodi simili inducono a pensare e a domandarsi se queste due persone hanno agito da sole o se sono state manovrate da qualcuno. È legittimo chiedersi, a questo punto, chi c’è dietro a quanto accaduto. Anche fuori dal Vaticano».
Fine giurista, collaboratore per anni del cardinale Carlo Maria Martini a Milano, il cardinale Francesco Coccopalmerio è il Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, quasi una sorta di “ministro” della Giustizia vaticana. Stimatissimo da papa Francesco, il porporato, pur senza nascondere «dolore e delusione per quanto accaduto», si dice convinto che «il processo di rinnovamento, di pulizia e di trasparenza avviato dal Pontefice non subirà rallentamenti perché nessuna manovra, anche se dolorosa, potrà fermarlo».
Eppure i due nuovi arresti, ma anche le false notizie sulla salute del Papa, la rivelazione della lettera di “lamentele” scritta a Bergoglio da 13 cardinali durante il Sinodo o la pubblica ammissione di avere un compagno gay fatto da un prelato dell’ex Sant’Uffizio, inducono a pensare che Francesco debba guardarsi seriamente dal Palazzo. Non crede?
«È vero, si tratta di vicende che inducono a pensare. Ma non generalizzerei. Piuttosto il Santo Padre si deve forse guardare da qualcuno, ma non certo dal Palazzo intero. Questo sicuramente è vero. Come è vero che è bene incominciare a vedere chi c’è dietro altri Palazzi che fuori dal Vaticano possono aver ispirato certe manovre, perché è indubbio che il Papa ormai incomincia a far paura a qualcuno. C’è un sommerso che non conosciamo e su cui è bene incominciare a fare attenzione. Una enciclica come Laudato Si ’, al di là degli apprezzamenti, ha certamente toccato gli interessi di determinati ambienti. In tanti l’hanno applaudita, ma a tanti ha dato tanto fastidio».
La Santa Sede ha parlato di “fiducia del Papa tradita”. Non va poi dimenticato che i due arrestati non appartengono alla vecchia guardia, ma sono persone chiamate da Francesco a ricoprire importanti incarichi. Il sospetto, quindi, che in proprio in Curia qualcuno punti a destabilizzare la figura del Pontefice con manovre poco pulite non è proprio campato in aria. Lei non teme pericoli di questo genere?
«Non me la sentirei di parlare di tentativi di destabilizzazione in corso. Anche con Benedetto XVI c’è stata una dolorosa vicenda di rivelazione di segreto pontificio. Ripeto, sono vicende che fanno male, anche perché danno l’impressione, specialmente in chi non conosce direttamente i meccanismi della Santa Sede, che tutto in Vaticano vada male e che si tenti di indebolire la figura del Pontefice. Di fronte a questi episodi l’impatto sull’opinione pubblica può essere molto negativo. È comprensibile che la gente si possa chiedere cosa sta succedendo in Vaticano».
Ma papa Francesco come ha reagito a queste notizie? Se si sente accerchiato e tradito, le sue riforme forse potrebbero subire un arresto. Lei non lo teme?
«Certamente gli è dispiaciuto venire a conoscenza del fatto che qualcuno ha trafugato per chissà quali motivi documenti riservati della Santa Sede. Ma, conoscendolo bene, so che non si fermerà mai. Il Papa ha coraggio, non si lascia condizionare, è un Padre che ama i suoi figli e si fa amare, e questo la gente lo ha capito subito. Ma è anche un governatore nel senso più completo del termine e quando è certo che deve compiere un atto di governo per il bene della Chiesa va avanti sicuro, le difficoltà non lo fermano, anzi diventa ancora più forte. E non c’è nessun tentativo di destabilizzazione che possa bloccarlo. È vero, invece, che sono i suoi discorsi e le sue intuizioni pastorali, sempre in linea con la tradizione dottrinale della Chiesa, che incominciano ad incidere e qualcuno forse lo teme. Come si è visto al Sinodo».
Nel Sinodo, però, ci sono state anche divisioni e non pochi contrasti.
«Il Sinodo è stato un alto momento di confronto tra posizioni anche diverse, non con scontri, ma con confronti costruttivi. Il Santo Padre, poi, ha sapientemente amalgamato le varie anime sulla base della sua esperienza pastorale. Basta ricordare quanto ha detto nel suo discorso alla conclusione dei lavori dell’ultima sessione sinodale sul concetto di dottrina e persona. La dottrina tradizionale, ha ricordato, è chiara, la conosciamo tutti, non ha bisogno di essere ripetuta. Ma se fai della dottrina qualcosa di statico, come una pietra da scagliare contro qualcuno, può far male, non va bene. La dottrina deve invece calarsi nelle sofferenze quotidiane delle persone. Non deve essere statica, lontana dalla gente, da chi vive nel disagio e chiede di essere aiutato e sostenuto alla luce che viene dal Vangelo. Questa apertura è stata vista da qualcuno tra i padri sinodali come un pericolo di “sporcare” la “purezza” della dottrina. Ma non è così».