lunedì 30 novembre 2015

Repubblica 30.11.15
Consulta
Cuperlo: ora opportuno un suo passo indietro. Domani votazione numero 29 a rischio flop
Fronda a sinistra su Pitruzzella ma i vertici del Pd lo difendono
La minoranza dem frena sul capo Antitrust indagato e candidato alla Corte. Rosato: è scagionato dai pm
di Liana Milella


ROMA. Zanda e Rosato, i capigruppo Pd al Senato e alla Camera: «Sulla Consulta andiamo avanti». Carbone, un renziano doc: «Io ho votato i tre nomi e li rivoterò». Ma dopo l’affaire Pitruzzella, un’indagine a Catania in piedi dopo anni, i mal di pancia nel Pd si fanno più forti. Un assaggio delle perplessità raccolte daRepubblica:
Cuperlo, «opportuno un passo indietro »; Gotor «il caso Pitruzzella è serio e ostativo»; Lo Moro «alla Consulta mandiamo persone non chiacchierate»; Zoggia «già mancavano oltre cento voti, le ultime notizie rischiano di farne mancare di più»; Casson «io non lo voto».
Consulta, domani ci si conta per la 29esima volta. Ma nonostante il richiamo di Piero Grasso («Qui si rischia di votare tra Natale e la Befana», «va coinvolta l’opposizione») e quello successivo di Laura Boldrini («Prevalga il senso di responsabilità »), si profila un’altra fumata nera. Mentre Giovanni Pitruzzella, l’attuale presidente dell’Antitrust, con i suoi canali ufficiali minimizza la vicenda giudiziaria. Dice Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera: «Il pm ha chiesto l’archiviazione per tre volte. Il caso non esiste. Noi andiamo avanti con gli stessi nomi, Barbera, Pitruzzella, Sisto ».
Domani si vota alle 13, il Pd riunisce prima il gruppo. Luigi Zanda, capogruppo al Senato, appare meno sicuro di Rosato: «Nel segreto dell’urna può accadere di tutto». Ernesto Carbone non ha dubbi: «Voto quello che il partito mi dice di votare. Barbera, con cui mi sono laureato, è un candidato straordinario. Pitruzzella? Ho letto il curriculum, mi piacerebbe averlo alla Corte». Ma c’è chi chiede a Pitruzzella di rinunciare. Ad esempio Gianni Cuperlo: «Nel nome del più puro garantismo riterrei opportuno un passo indietro, perché potrebbe mancare qualche voto di più. Nel gruppo non c’è mai stata una discussione, ma solo un’indicazione di voto che ho rispettato, ma ora, per ragioni di opportunità, serve una pausa di riflessione». La senatrice Doris Lo Moro arriva alla stessa conclusione: «Per la Consulta sono necessarie figure non chiacchierate da nessun punto di vista, anche un disagio incolpevole deve spingere la persona coinvolta a mettersi da parte, perché vanno privilegiate le istituzioni». Lo Moro condivide le parole di Grasso: «Al di là dei nomi, serve un supplemento di riflessione».
Cambiare metodo e candidati. Questo chiede la sinistra Dem. Ecco Miguel Gotor: «Li ho votati tutti e tre, per chiudere la partita. Ma il caso di Pitruzzella è serio e ostativo perché almeno i giudici della Corte dobbiamo sceglierli intonsi. Insisterei con Barbera e Sisto, mettendo da parte lui». Poi un sì a Grasso: «Il Pd pretende di portare due nomi della maggioranza e uno dell’opposizione, ma i numeri non ci sono. Il precedente di Sciarra ci dice che è molto importante un asse con M5S, che porta un candidato autorevole come Modugno». Qui si arriva al realismo dei numeri. Quello su cui insiste Davide Zoggia: «All’appello, per la terna proposta, sono mancati 130-140 voti. Nelle forze politiche che sostenevano la terna non c’è stato il pieno gradimento. Sono un garantista, ma immagino che le notizie su Pitruzzella possano complicare il percorso. Per di più ho già sentito mal di pancia tra chi l’aveva proposto. Forse è tempo di mettere da parte le blindature e coinvolgere anche altre forze politiche». Torniamo al suggerimento di Grasso, guardare oltre la maggioranza.