lunedì 30 novembre 2015

La Stampa 30.11.15
Consulta, il premier vuole vincere tre giudici a zero
Renzi punta a eleggere un pacchetto e blindare l’Italicum. Ma questo rende arduo il voto di domani in aula, specie su Pitruzzella
di Ugo Magri

Se Renzi si accontentasse di un pari, o di vincere senza esagerare, domani il Parlamento metterebbe la parola fine al tormentone della Consulta, e non rischieremmo la fumata nera numero 29 sui tre giudici ancora da eleggere. Per evitarla, basterebbe che il premier venisse a patti coi Cinque Stelle, i quali stavolta sembrano disposti ad aggiungere i loro 130 voti in cambio di qualche compromesso. Darebbero certamente l’ok nel caso in cui, per esempio, al posto di Augusto Barbera il Pd proponesse il costituzionalista Massimo Luciani (che molto piace alla minoranza bersaniana e, per questo, un po’ meno al premier). Idem i grillini ci starebbero se Forza Italia spingesse avanti il referendario Giovanni Guzzetta anziché Francesco Paolo Sisto. Il quale nell’ottica pentastellata ha l’handicap di aver difeso da avvocato, insieme con innocenti e fior di delinquenti, un «babau» come Verdini. Per parte loro i grillini vorrebbero il professor Franco Modugno, su cui domani potrebbe convergere Sel. Ma, a quanto risulta, Renzi non intende minimamente venire a patti.
La vera posta
Il premier ha urgenza di mettere in sicurezza la Corte costituzionale, dove presto si discuterà di «Italicum», e nessuno sa quale sarebbe la sorte di questa legge così fondamentale nella strategia del premier se alla Corte venissero elette figure del tutto prive di cordone ombelicale. L’esito sarebbe incerto perfino nel caso in cui Renzi si limitasse a vincere per 2 a 1, due nuovi giudici disposti a votare la costituzionalità della riforma, e uno solo contrario (Modugno). Ecco perché Renzi tenterà quella che dal suo punto di vista è una mossa quasi obbligata: prosciugare l’area del dissenso parlamentare e portare a casa i tre nomi già bocciati nella scorsa votazione. In base ai riscontri di Palazzo Chigi, tanto Barbera quanto Sisto sono pro «Italicum» alla pari del candidato centrista Pitruzzella. Dunque meritevoli di riprovarci anche a costo di fare fiasco daccapo.
Giorno sfortunato
Peccato che domani sia la data meno adatta per tentare l’affondo, in quanto tra 4 giorni a Catania il Gip deciderà se rinviare o meno a giudizio Pitruzzella (è una vicenda su cui i pm avevano già chiesto l’archiviazione). Con questa spada di Damocle, è improbabile che l’attuale presidente dell’Antitrust possa farcela: già gli mancavano 79 voti per superare la soglia dei due terzi, figurarsi adesso. Per poterci riprovare, Pitruzzella avrebbe bisogno prima di essere scagionato, dunque di attendere il suo verdetto. Ma siccome la votazione sulla Consulta è fissata per le 13 di domani, è possibile che i sostenitori di Pitruzzella si astengano sugli altri due candidati per non farlo restare indietro da solo. Magari saranno qualche decina al massimo, ma rischiano di essere letali anche per Barbera e per Sisto.
Mix micidiale
Il gap verrebbe forse colmato se la Lega scendesse in campo e sostenesse i tre. In cambio il Carroccio chiede la nomina dell’ex senatore Leo alla Corte dei conti. Sono in corso trattative «ad hoc». I renziani tentano di riportare all’ovile pure quella cinquantina di parlamentari che hanno sostenuto Piepoli in parte per protesta (nessuno li aveva consultati), in parte perché vorrebbero in cambio una poltrona di governo. Anche qui, le trattative sono brutali. Ma Brunetta, capogruppo «azzurro», si stupisce «dello stupore che manifestano le anime belle. In tempi di compromesso furono eletti alla Consulta anche personaggi che non ne avevano titolo. Nei tempi grami attuali, tutto diventa più complicato...».