lunedì 23 novembre 2015

Repubblica 23.11.15
Le amministrative
Tutte le grane dei dem ipotesi rinvio a Roma Fassino ancora in pista
Tranne Torino restano aperte le partite in tutte le altre città Sala in pole position a Milano, tutti i dubbi per la Capitale
di Carmelo Lopapa


ROMA Basta un colloquio di pochi minuti con Matteo Renzi, nella reggia piemontese di Venaria, e il risultato è che tutti i vertici del Pd adesso danno per scontato la ricandidatura di Piero Fassino a Torino. Ma il capoluogo piemontese è un’isola felice nella corsa a ostacoli (e trappole) in cui si sono trasformate le amministrative per il Partito democratico. Napoli (complice il caso Bassolino ma non solo) è un buco nero destinato ad allargarsi. A Roma, dopo lo tsunami Marino, in Largo del Nazareno hanno deciso di rinviare la discussione. Sempre che nella Capitale si voti, nell’anno del Giubileo. Già, perché a Palazzo Chigi sono tornati a chiederselo, in questi giorni di allerta sicurezza crescente. Uno slittamento delle urne di qualche mese, magari a fine 2016, torna dunque nel novero delle possibilità. Mentre la data di domenica 12 giugno resta cerchiata in rosso sul calendario del premier per il primo turno elettorale.
TORINO. Con molta probabilità, le primarie che il Pd ha già fissato per tutta Italia il 20 marzo, almeno nel capoluogo piemontese non si terranno. È vero che Sinistra italiana presenterà quasi ovunque candidati alternativi, e qui sarà Giorgio Airaudo, ma Fassina e Vendola in ogni caso sono già usciti dallo schema del centrosinistra e allora addio. Fassino che nei giorni scorsi qualche perplessità l’aveva espressa, alla fine dovrà concentrarsi sul voto, in cui la vera insidia sarà la grillina Chiara Appendino.
MILANO. In attesa del sì di Mr Expo, Giuseppe Sala, la domanda invece è primarie sì o primarie no. Per Sant’Ambrogio è atteso il via libera del commissario. E a quel punto? Il deputato dem Emanuele Fiano farebbe un passo indietro in nome dell’unità. In linea teorica farebbe la stessa cosa il consigliere regionale del Patto civico Umberto Ambrosoli. In caso di primarie però, i giochi si riaprirebbero.
NAPOLI. È il bubbone del Pd assieme alla Capitale. Con l’ex sindaco Antonio Bassolino che annuncia la sua corsa, l’uscente Luigi De Magistris ricandidato e il partito di Renzi che non sa a che santo votarsi. La disponibilità di Umberto Ranieri (già sconfitto alle primarie farlocche poi annullate nel 2010), non entusiasma gli animi al Nazareno. Appartiene alla scuderia di Franceschini invece l’altro nome che inizia a girare sulla giostra, quello del deputato Leonardo Impegno. Il regolamento delle primarie, già in cantiere, con molta probabilità falcidierà, qui come altrove, tutti gli ex con voglia di rivalsa.
ROMA. Renzi crede molto nelle potenzialità del governatore Nicola Zingaretti per uscire dal tunnel di questi anni. Sarà difficile convincerlo a lasciare la Regione. E allora un politico o un civico per far dimenticare Marino? Sotto la prima casella il premier tiene in serbo il nome di un amico ritenuto di grande richiamo, come il presidente del Coni Giovanni Malagò. Sotto la seconda, quello di due donne. La presidente della Camera, Laura Boldrini (benché esterna al Pd), e della ministra Marianna Madia, che già nel 2013 aveva lanciato il suo j’accuse sul pd romano («Associazioni a delinquere»).
BOLOGNA. In Emilia ci sarebbe il sindaco uscente Virginio Merola, già “consacrato” dalla direzione locale pd per la riconferma, ma gradito poco nel quartier generale renziano. Le primarie dunque lì si terranno e non viene esclusa la candidatura della vicepresidente in Regione, la politologa (invece assai gradita) Elisabetta Gualmini. Di targa bersaniana quello che al momento è solo un outsider, l’ex governatore Vasco Errani.
Ma i riflettori per adesso sono puntati sulla grana Napoli, come lascia intendere il sottosegretario alla Presidenza Luca Lotti. «Bassolino? Immagino ci saranno anche tanti altri candidati. Quel che conta è che il Pd faccia le primarie», dice a margine di una iniziativa nel Fiorentino. Primarie che saranno comunque disciplinate. «Una direzione del partito ci dovrà essere, per definire le regole - dice -. Il problema, semmai, è che in passato il Pd non ha fatto niente per selezionare la classe dirigente». Più serena la situazione di Milano, dove «Sala ha fatto un ottimo lavoro all’Expo ».
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A Bologna la direzione pd locale ha confermato Merola, ma i renziani preferiscono la Gualmini La situazione più spinosa è nel capoluogo campano: le primarie sono a rischio caos