lunedì 23 novembre 2015

Repubblica  23.11.15
Grossman e gli altri incantati dalle fiabe
Da Sepúlveda a Pennac sono sempre di più gli autori famosi che si rivolgono ai bambini
di Andra Bajani


Igrandi raccontano le storie ai bambini per addomesticare, ai figli e a se stessi, il mistero del mondo. Tra tutti i misteri, il primo è la notte, la replica del sipario che ogni sera si chiude su tutte le cose. C’è un’inesorabilità che spaventa tutti, in quel cambio della guardia, con il sole che se ne va, mentre dalla terra il buio sale sulle case e le mette nel sacco. Così come c’è una meraviglia e un sollievo, ogni giorno, quando la notte restituisce il mondo che aveva preso in ostaggio. Ogni mattina i bambini, provano un sentimento che è prima di tutto un dubbio fugato, cioè che il mondo potesse
sparire del tutto, finire fuori dal tempo sé. Ogni storia che una madre o un padre raccontano a un figlio è questa storia, un miracolo e una consolazione. Lo sa bene David Grossman, che alla scomparsa del figlio Uri ha dedicato Caduto fuori dal tempo, un libro in versi struggente perché elementare, e che dava conto della più lanciante delle domande: chi consola il consolatore? A questa stessa domanda torna ora con un libro per bambini di semplice e disarmante bellezza,
La principessa del sole (Mondadori, nella consueta elegante traduzione di Alessandra Shomroni). Come tutti i grandi scrittori anche Grossman raggiunge punte di una speciale grazia, quando l’interlocutore è un bambino, e forse proprio perché l’obbligo è quello di maneggiare due cose molto semplici, la vita e la morte, con la cura di chi da quelle due cose deve anche proteggere. Ai bambini Grossman ha dedicato e dedica una produzione ingente. Tra i suoi titoli, tutti pubblicati da Mondadori,
Le avventure di Itamar, Buonanotte giraffa, Ruti vuole dormire, e quella gemma che è L’abbraccio, illustrato da Michal Rovner. I disegni di Rovner tornano anche in quest’ultimo libro, e sono di una semplicità incandescente. Ci sono una mamma e una bambina, Noga, al cospetto della solita abissale domanda: come fa il mondo a succedere? Chi aziona l’alba e il tramonto? I genitori sanno che ai bambini tocca fare le domande ultime – o prime, che poi è lo stesso –, incamminarsi lungo la via non segnata del mistero, e ai grandi quello di trasformare il mistero in una faccenda di ordine pratico. Nell’ordine pratico rientra anche la magia, che è la pratica che il bambino è disposto ad accettare senza che si rovini la meraviglia. Ogni giorno c’è una regina, spiega a Noga la mamma nominandola principessa, che si occupa di abbassare la leva del tramonto e dell’alba, ed è per questo che in ogni giorno il mondo si accende sulla testa di tutti. «È così che sorge il sole?», chiede la principessa alla regina. «Proprio così», risponde a Noga la mamma. Tutt’intorno, grazie alla poesia dei tratti di Michal Rovner, si spalanca tutto il resto che, se non contraddice, certo non si cura delle strategie con cui gli uomini provano a spiegare il mondo per i bambini.
Grossman racconta da sempre la sorpresa dell’inaspettato, la gioia che riapre i giochi nella competizione con il dolore. Scrivere per i bambini, per uno scrittore considerato mainstream, è in qualche modo permettere che dentro la guerra siano la sorpresa e la tenerezza a vincere. Non per il gusto dell’happy end ma, viceversa, per lasciare, dentro di sé, una chance al mondo. Ci vuole più coraggio, lo sappiamo bene in questi giorni di violazione, per lasciar campo alla tenerezza. Non è un caso che di tramonti e di guerra abbia raccontato lo scrittore “per adulti” Saint-Exupéry, quando il suo aviatore – e lui stesso, il 31 luglio del 1944 – è caduto fuori dal tempo, e ha incontrato un piccolo principe. È lì, fuori dal tempo, dove non ci sono ripari, che urge raccontare una storia. «Mi piacciono tanto i tramonti», dice il piccolo principe all’aviatore. E lui gli risponde con una considerazione pratica, bisogna aspettare. «Aspettare cosa?». Aspettare che il sole tramonti. Il pensoso autore di Volo di notte e di Terre degli uomini, quando scrive per i più piccoli accetta di imparare da principino. Perché capisce, ed è questo il punto nodale, che nel campo del mistero imparare è disimparare: imparare dai bambini, rinunciando a tutti quei dispositivi con cui, da adulti, si è messo il mondo in gabbia.
Grossman sa che quell’insegnamento è troppo prezioso, e che gli unici due mezzi per avventurarsi fuori dal tempo sono la poesia e le storie per bambini. Lo sa lui è lo sanno i tanti romanzieri che di tanto in tanto battono lo stesso sentiero. Lo sa Luis Sepúlveda, in cima alle classifiche con Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà e Daniel Pennac (tra gli altri Abbaiare stanca, Salani), Mario Vargas Llosa ( Alfonsina e la luna, Einaudi), Etgar Keret ( L’incredibile avventura di un bimbo gatto, Terre di mezzo). E ancora Salman Rushdie e il suo Luka e il fuoco della vita, e ancora Magda Szabó, Helga Schneider, José Saramago. Ogni scrittore che scrive per i bambini sa che che è lì che si scende davvero al centro del mondo, è lì che si esce ve- ramente allo scoperto avendo come unico fuoco di copertura una storia ben raccontata. Perché uno scrittore che scrive per adulti è prima di tutto un uomo o una donna che vorrebbe provare ancora una volta la tenerezza e la sorpresa senza pensarle come una debolezza. E la paura senza pensarla una vergogna. Per questo prende una regina, una principessa, una giraffa e gli apre la porta del libro. Per questo si siede sul bordo di un letto e comincia a racconta con parole grandi ma senza provare imbarazzo. Lo fa per la stessa ragione per cui si raccontano tutte le storie: per attraversare indenni il buio. Perché si sa – lo sanno tutte le madri e tutti i padri – che i bambini si addormentano a metà della storia e quasi sempre, affondati tra le bambole e gli orsacchiotti dei figli, si addormentano anche i genitori.