domenica 22 novembre 2015

Repubblica 22.11.15
Quando il fanatismo attacca anche la cultura
L’archeologo Paolo Matthiae racconta le distruzioni delle opere d’arte e del patrimonio storico messe a segno dal fondamentalismo islamico in Medio Oriente
di Francesco Erbani


Ancora in questi giorni di lutto le cronache raccontano che fra le fonti di finanziamento dei criminali dell’Is c’è la vendita, oltre che del petrolio, di reperti archeologici. Trasformati in merce, in ostaggi materiali, questi beni vengono saccheggiati, deturpati e si guadagnano un posto di rilievo in uno spietato mercato dell’arte. Chissà, forse saranno lasciati in disparte per qualche tempo, poi riemergeranno e lontani dal contesto che per millenni ha dato loro un senso, via dalla loro storia, dalle donne e dagli uomini che li hanno sentiti come propri, orneranno un museo o un salotto privato. Resterano pregiati involucri, ma non avranno più un’anima.
È un racconto che si alimenta di dolorante affetto quello che Paolo Matthiae raccoglie in questo denso volume, Distruzioni, saccheggi e rinascite. Matthiae, archeologo, per decenni grande protagonista delle campagne di scavo in Siria, in Iraq e in altri siti mediorientali, si misura con il significato profondo di un patrimonio culturale colto nel momento in cui esso, per diversi motivi, è messo in pericolo. Per incuria, perché il tempo comunque infligge usura, perché su di esso si abbatte la violenza fanatica.
Le tragedie di queste settimane mettono in risalto le riflessioni di Matthiae sulla nuovissima barbarie delle distruzioni perpetrate in Iraq e in Siria. Decapitare e deportare, e poi uccidere persone davanti a un caffè o a teatro sono atti che hanno un rilievo tragico assoluto, incomparabile. Viaggiano però parallelamente alla distruzione di opere, monumenti e siti storici che identificano una comunità e che appartengono all’umanità intera. «È indubbio», scrive Matthiae, «che l’insieme di questi orrori contro le persone e le opere intende sconvolgere millenni di coesistenza tra genti di etnie, di culture e di religioni diverse (...) perché si vuole coscientemente negare ogni convivenza, ogni dialogo per creare con il terrore una monocultura disumanizzata, totalitaria, esclusivista, svincolata dalla storia».
Cosa può fare la comunità internazionale di fronte a questi saccheggi? Matthiae enumera le convenzioni sottoscritte sulla scia dei tremendi danni subiti dal patrimonio culturale durante la Seconda guerra mondiale: Coventry, Dresda, Montecassino, Hiroshima... Da questi patti discendono molti obblighi contratti dagli Stati firmatari. Ma invece di un conflitto mondiale, si sono moltiplicati quelli regionali. Nel corso dei quali, però, neanche le grandi potenze si sono fatte carico di proteggere musei e biblioteche. Basti per tutti il caso dell’Iraq Museum che nel 2003 fu lasciato dagli americani in balia di mani vandaliche.
DISTRUZIONI SACCHEGGI E RINASCITE di Paolo Matthiae
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