Repubblica 15.11.15
Nelle parole del Corano i codici del delirio islamista
Il comunicato diffuso sul web è pieno di citazioni dal Libro Sacro “Colpita una festa della perversione: erano riuniti centinaia di idolatri”
di Renzo Guolo
IL comunicato con cui l’Is rivendica il carnaio di Parigi mostra la concezione del mondo jihadista. Tradotto in molte lingue, ovviamente anche in francese, il bollettino di guerra dell’organizzazione si apre con una delle Sure coraniche, la 59, versetto 2. Partire da qui serve per comprendere come pensano gli ideologi del movimento che, fautori di un interpretazione astorica e letteralista del testo sacro, cercano sempre legittimazione alle loro azioni nel Corano.
Il comunicato è introdotto dalla sura Al-Hasr, il Bando, che fa riferimento all’elemento sorpresa. Recita: Allah ha fatto uscire dalle loro dimore «quelli fra la gente della Scrittura che erano miscredenti. Voi non pensavate che sarebbero usciti, e loro credevano che le loro fortezze li avrebbero difesi contro Allah. Ma Allah li raggiunse da dove non se lo aspettavano e gettò il terrore nei loro cuori(..). Traetene dunque una lezione, o voi che avete occhi per vedere».
Eccolo, il punto chiave: dove non se lo aspettavano. In luoghi non ritenuti “sensibili”, direbbero gli esperti di sicurezza. A dimostrazione che la scelta dei luoghi di svago e divertimento, compiuta per aggirare la vigilanza sulle ”fortezze”, è stata motivata dall’effetto sorpresa.
Scelta che, allo stesso tempo, permette di colpire uno stile di vita punito per la sua «empietà ». Come esplicita il comunicato facendo riferimento al Bataclan, locale nel quale dicono gli uomini del Califfato, si teneva una «festa della perversione» al quale partecipavano «centinaia di idolatri».
Difficile che i terroristi, pur informati dai basisti locali, volessero colpire proprio un concerto degli Eagles of Death Metal, il gruppo che suonava nel locale, che pure mescola insieme bluegrass, rock blues e stoner, sottogeneri associati generalmente alle feste con sostanze stupefacenti, ai raduni motorizzati delle bande, ai grandi spazi americani. Questo o quel gruppo, o musica, sarebbe stato lo stesso. E’ la cultura occidentale, alta o bassa, d’elite o pop, a essere rifiutata da un ambiente ideologico che non a caso, per indicare gli effetti della cultura globale, parla di «intossicazione da Occidente ».
I bersagli, dice l’Is, sono stati scelti «minuziosamente», precisazione che fa ritenere probabile che il gruppo sia composto, anche, da cittadini francesi. Magari da quei giovani di periferia già “titolari” di scheda S, la classificazione che i servizi transalpini usano per indicare i soggetti potenzialmente pericolosi per la sicurezza dello Stato.
Come confermerebbe anche la notizia che uno degli attentatori uccisi dalla polizia fosse originario della banlieue di Courcouronnes e già negli archivi dei servizi di informazione dal 2010.
Vi è poi il consueto elogio degli shahid, i “martiri” che si sono sacrificati nell’operazione. Quelli che si sono fatti esplodere allo stadio di Francia, dove giocavano le nazionali di Francia e Germania, incontro a cui assisteva, secondo le offensive e sprezzanti parole dei seguaci del Califfo, « l’imbecille» Hollande; quelli che hanno assaltato a colpi di kalashnikov gli altri locali della «perdizione». Un gruppo che ha solo «divorziato dalla vita di quaggiù», esaudendo il desiderio di morire per la causa di Allah e di salire al cielo.
Infine, la minaccia alla Francia a ai paesi occidentali che seguiranno il suo esempio: «è l’inizio della tempesta». Un monito a quanti affiancano Parigi nei conflitti nelle aree focolai del jihad. Paesi che, a partire dalla Francia, resteranno i «principali bersagli dello Stato Islamico» e continueranno a sentire «l’odore della morte» per aver preso la «testa della crociata» e aver insultato il Profeta: sottolineatura che indica come la vendetta perpetrata con la strage di Charlie Hebdo non abbia lavato un’offesa ritenuta incancellabile.
Alla République viene poi imputato di «combattere l’islam in Francia», espressione che mescola insieme il rifiuto del modello di laicità negativa, quello del tentativo governativo di fare emergere un associazionismo affidabile sul piano istituzionale a scapito delle organizzazioni radicali, bandite dalla scena pubblica e duramente represse. E, sopratutto, l’aver bombardato i musulmani nelle terre del Califfato «con aerei che a nulla sono serviti quando l’attacco è stato portato nelle maleodoranti strade di Parigi». Un vero e proprio inno alla guerra asimmetrica, quest’ultimo.
Infine ,a chiudere il versetto 8 della Sura 63 «La potenza appartiene ad Allah, al Suo Messaggero e ai credenti, ma gli ipocriti non lo sanno». Il riferimento ai
munafiqun, gli ipocriti, indica che il messaggio è diretto anche alla grande maggioranza dei musulmani, che i radicali ritengono credenti solo a parole. Ai quali si rivolgono cercando di mostrare come essi siano gli unici a combattere i nemici dell’islam.
Una rivendicazione, confermata più che dai molti tweet di simpatizzanti , dalla rivista on line Dabiq France, la versione francofona della pubblicazione dell’Is, che descrive il novembre parigino come l’11 settembre francese.