venerdì 13 novembre 2015

Repubblica 13.11.15
Perché il Corano è un grande racconto dei racconti
di Renzo Guolo


Nel nuovo libro Tahar Ben Jelloun rilegge alcune storie del testo sacro all’Islam per diffondere i valori oscurati dal radicalismo
Il Corano è ritenuto nell’Islam diretta parola di Dio. I suoi versetti e sure sono ritenuti inerranti e astorici: il contenuto del Libro sacro non può essere interpretato liberamente, pena lo stravolgimento della Verità che vi è contenuta. Così come non è possibile collocare il messaggio religioso in prospettiva storica, adattandolo al mutamento dei tempi. Insomma, secondo la credenza religiosa, l’uomo non può alterare. Allo stesso tempo il Corano contiene, oltre che precetti e prescrizioni, ammonimenti e inni alla gloria e alla potenza divina, anche storie e leggende. Molte delle quali fanno riferimento a personaggi comuni alle fedi abramitiche.
E proprio ad alcune di queste storie e figure fa riferimento Tahar Ben Jelloun in Racconti coranici( Bompiani), nell’intento di far conoscere i valori dell’Islam in un’epoca in cui un’ideologia politica che si nutre di simbologie religiose, quella del radicalismo islamista, rischia di sfigurare, come ricorda lo stesso scrittore franco-marocchino, la fede e «la memoria di più di un miliardo di credenti sinceri e tolleranti».
L’autore di Notte fatale e Creature di sabbia lo fa con la consueta capacità narrativa e il suo inconfondibile stile letterario. Romanzando, in una sorta di fiction mitologica, la vita di Salih, uno dei quattro profeti arabi che precedettero la venuta del Profeta Muhammad; o quella degli “Uomini della caverna”, che nel Vangelo sono rappresentati come “I sette dormienti”. Oppure quella del biblico, e assai più conosciuto, Salomone. Nel Corano il figlio di Davide, compare in sette sure. In una di esse viene narrato il suo incontro con Bilqis, la regina di Saba. Ma nel testo sacro dell’Islam il finale di quella sfida simbolica, che si chiude con l’adesione della mitica regina al monoteismo, lascia aperti alcuni problemi d’interpretazione: oltre che alcuni interrogativi sulla sorte comune dei due personaggi. Tanto che quell’epilogo, religiosamente felice per i musulmani, ha solleticato per secoli la fantasia dei commentatori, come ha messo in evidenza nel suo classico, Le origini delle leggende musulmane nel Corano e nelle vite dei profeti, David Sidersky. Simili attenzioni agli spazi bianchi dei testi sacri sono presenti, del resto, anche in altre tradizioni religiose: basti pensare alla mole di materiale raccolta nello straordinario Le leggende degli ebrei di Louis Ginzberg.
Nel racconto che vede protagonisti Salomone e Bilqis, Ben Jelloun esplora tra fabula e intreccio, con la creatività linguistica che lo contraddistingue, la complessa relazione tra i due sovrani, insieme storia di una conversione ma anche di un innamoramento. Oltre che il possibile seguito in comune della loro vita, sfociato nel matrimonio. Non si tratta, ovviamente, di un mero esercizio di stile o di gossip post- mitologico. La funzione narrativa del racconto, così come quella degli altri contenuti nel volume, punta a sottolineare i valori etici che emergono da simili parabole: in questo caso quello che il potere non ha legittimazione se è espressione solo di ricchezza materiale e di brama di dominio.
IL LIBRO Racconti coranici di Tahar Ben Jelloun ( Bompiani pagg. 154 euro 13)