venerdì 13 novembre 2015

Repubblica 13.1.15
L’incubo della crisi in Campania durante la campagna elettorale
Renzi punta tutto sui tempi brevi “Basta casi Marino” Ma il Pd è già diviso
Nelle ultime ore si è detto “più fiducioso” sulla possibilità che il governatore ne esca indenne di Goffredo De Marchis


ROMA Tra Malta e Palazzo Chigi, Matteo Renzi si convince che De Luca possa uscire sano e salvo dall’inchiesta. Risparmiando anche il Pd e il governo. «Sono più fiducioso di qualche ora fa, ma la parola d’ordine resta: wait and see». Viene registrato qualche segnale positivo. La nota dei pm di Piazzale Clodio che annunciano una fine breve della fase preliminare dell’indagine, prima di tutto. Significa che il governatore e il suo partito non rimarranno “sospesi” a lungo: se la situazione si dovesse ingarbugliare, il Pd potrà intervenire subito. Stavolta senza blindature.
Il tempo è uno dei fattori fondamentali della vicenda. Non ci si può consentire l’agonia che ha segnato il destino di Marino. Questa lezione è stata mandata a memoria dal premier. L’altro segnale arriva dal mutato atteggiamento di De Luca. Lo dimostra, secondo i renziani, il forum video del Mattino in cui il presidente della Campania non concede il bis della conferenza stampa. «Più istituzionale e meno attore. Non ha fatto Crozza e questo non può che fargli bene», spiegano a Palazzo Chigi. Sono le condizioni minime che consentono ai vertici del Pd di “non mollare” De Luca, sebbene rimanga l’estrema cautela nell’infilarsi in una difesa a oltranza dell’ex primo cittadino salernitano. Prudenza e fiducia, è la linea di condotta. Ma l’ipotesi che si apra una crisi politica in Campania, nel pieno di una campagna elettorale per le grandi città che si annuncia già difficilissima, è un incubo difficile da scacciare per il premier- segretario.
Il ruolo del governatore divide il Pd fin dal momento della sua candidatura. Le parole di Andrea Orlando, in questo senso, sono molto chiare. «Non lo avrei scelto e avrei votato qualcun altro». Il candidato dell’ex commissario di Napoli era Andrea Cozzolino, non è un mistero. E certamente un ministro della Giustizia non può fare finta di niente davanti a un problema che, all’origine, investe una legge dello Stato, la Severino.
L’inchiesta romana riapre dunque una ferita vecchia: sulla presenza del Pd in periferia, sullo stato di salute del partito. Anche se oggi il principale interesse di Renzi è che De Luca esca indenne dalla vicenda e in tempi molto brevi, come garantisce la Procura. Poi starà al governatore dimostrare quello di cui nel Pd sono tutti (o quasi) convinti: che come amministratore sia davvero capace. «Lo ha dimostrato a Salerno», aggiunge Orlando.
Se i tempi saranno ridotti, la distanza tra la bufera campana e le amministrative di giugno permetterà di assorbire il colpo. Ma lascerà un segno sul Pd. L’attacco di Cuperlo sta lì a testimoniarlo. Per questo motivo i renziani fanno quadrato. Luca Lotti e Lorenzo Guerini si vedono e discutono del caso da 48 ore. Non vogliono che si aprano fratture nel fronte del segretario. «Su De Luca e Marino è chiaro che si sono usati due pesi e due misure », dice però Gianni Cuperlo all’”Aria che tira”. «Quella di De Luca resta una storia sbagliata: un ineleggibile non avrebbe dovuto candidarsi. È una sgrammaticatura: sapeva dell’inchiesta da giorni, avrebbe dovuto parlarne». Gotor mette in fila i motivi per i quali il governatore avrebbe dovuto rimanere a Salerno. C’è invece una parte della sinistra interna che riconosce le capacità amministrative dell’ex sindaco e preferisce non affondare. Il silenzio di Roberto Speranza dice questo. Epperò non esclude che dal caso Campania si prenderà spunto per incolpare di una gestione “distratta”, tanto più alla vigilia delle comunali. Si rischia l’isolamento, infatti, e la probabile ostilità ai ballottaggi anche da parte dei vecchi alleati. Il capo dei “Moderati per il Pd” Giacomo Portas sottolinea l’esempio di Torino: «Con Fassino siamo rimasti noi, che pure abbiamo il 10 per cento, e il Pd. Non ci sono più Verdi, Italia dei Valori, Sel. Così è chiaro che si rischia». E un caso come quello di De Luca, a prescindere dal suo esito, non aiuta.