mercoledì 11 novembre 2015

Repubblica 11.11.15
Stefano Fassina
Il promotore di Sinistra italiana sfida il Pd “Attenti, non siamo la loro lista low cost”
“Niente di cui pentirmi se il Pd perde i ballottaggi la colpa non sarà nostra”
Annunciando l’appoggio ai 5stelle ho rotto un tabù: il Pd di Renzi è incompatibile con il centrosinistra
Io interpreto solo il progetto di alternativa. Non accetto la scelta tra sistema e antisistema
intervista di Giovanna Casadio


ROMA «Le mie parole sull’appoggio a un candidato 5Stelle hanno rotto un tabù. Il tabù è che il Pd di Renzi sia compatibile con un’alleanza di centrosinistra. Non lo è più, per le politiche fatte». Stefano Fassina, ex dem passato in Sinistra Italiana, marca la frontiera anti renziana, tra lo sconcerto degli stessi compagni di Sel.
Fassina, si è chiarito con i suoi nuovi compagni? «Non ho bisogno di chiarirmi. La questione è un’altra».
Quale?
«Sinistra Italiana non è la low cost del Pd. Non è la lista civetta per riportare in modo surrettizio al Pd gli elettori che hanno abbandonato quel partito. Sarebbe bastato vedere per intero cosa ho detto in tv. SI esprime un progetto politico autonomo, alternativo sia al Pd che ai 5Stelle, contro la destra che abbiamo visto sul palco domenica a Bologna».
Sinistra Italiana non è ancora organizzata, non ha leader. A nome di chi parla?
«È una valutazione che faccio interpretando il progetto di alternativa» Si è arrogato lei la scelta delle alleanze?
«Il progetto politico che abbiamo avviato sarà articolato in modo diverso nei territori, secondo quanto decideranno i diretti interessati».
Ha detto: “Ci potremmo alleare con i 5Stelle”. Conferma?
«Ho detto che non escludo la possibilità di sostenere un candidato dei 5Stelle come non escludo quella di appoggiare un Pd».
Meglio Grillo di Renzi?
«Ma no. La divisione tra sistema e anti sistema è una lettura politica irricevibile che alimenta il trasformismo e rende marginale la rappresentanza del lavoro. O stai con il partito dell’establishment in linea con la Merkel o sei anti sistema. Ci siamo chiamati Sinistra Italiana perché riteniamo che nel XXI secolo, destra e sinistra comunque esistono».
Cosa ha da spartire la sinistra con il populismo di Grillo?
«Abbiamo presentato un piano per il lavoro di impianto keynesiano, con misure specifiche per investimenti, politiche industriali e redistribuzione del tempo di lavoro. Comunque puntiamo a esserci nei ballottaggi delle principali città».
Un sondaggio vi dà al 5%.
«Non siamo ancora nati, siamo per ora un gruppo parlamentare ».
Una scommessa un po’ volontaristica arrivare ai ballottaggi?
«Ambiziosa ma possibile. Si sottovaluta l’area sociale e elettorale abbandonata dal Partito della Nazione. Vorrei ricordare che in Emilia l’astensione è stata del 63% e in Toscana del 52%. La scissione è stata già fatta dagli elettori».
L’obiettivo della Sinistra è far perdere il Pd?
«No, l’obiettivo è di dare amministrazioni di qualità a tutte le città italiane».
Vecchio vizio dividersi?
«Non siamo stampella del Pd. Mi ha colpito la reazione alle mie parole. Mi è parso di essere nella fiaba di Andersen in cui il bambino dice che il Re è nudo. Non si vuole vedere che il Pd è uscito dall’area di cultura politica e di rappresentanza degli interessi del centrosinistra».
Nei ballottaggi, si creerà un fronte destra-5Stelle. Voi starete da quella parte?
«Nelle città staremo dalla parte di chi ha un programma di sviluppo sostenibile, di beni comuni e solidarietà. Non siamo usciti da Pd perché Renzi ci stava poco simpatico, ma dopo avere votato “no” al Jobs Act, alla riforma della scuola, della Costituzione, all’Italicum».
A Milano, Sel si è impegnata a fare le primarie del centrosinistra, e ora?
«Pare che il quadro di primarie con Fiano e Majorino stia venendo meno. Valuterà la sinistra di Milano. A Roma il Pd ha chiuso l’esperienza Marino senza neppure degnarsi di dare ai cittadini romani una discussione in consiglio comunale, quindi non può essere interlocutore della ricostruzione morale e economica della città» Davvero non vede il rischio di fare un favore alla destra?
«Il favore alla destra lo fa chi fa le politiche di destra, cioè il governo Renzi».