sabato 21 novembre 2015

La Stampa TuttoLibri 21.11.15
Jung, la libido è anche bere un bicchiere di vino prima di lasciare la vita
L’intatta attualità dello psichiatra svizzero nelle 9500 pagine (e 10 mila note) digitalizzate
di Alessandro Defilippi


Il 6 giugno del 1961, a Küsnacht, sul lago di Zurigo, moriva Carl Gustav Jung. Pare che le sue ultime parole siano state, la sera prima della morte: «Beviamoci un buon bicchiere di vino. Oggi ce lo siamo meritato». E, riferisce Sandra Petrignani nel suo bel blog, «Si scatenò un violento temporale e il vecchio pioppo del giardino sulle rive del lago fu colpito da un fulmine». In queste frasi, in questo evento, sono racchiusi molti dei segreti del vecchio saggio: la sua fisicità, il suo amore per la vita, il mistero e i simboli.
Sono dunque trascorsi cinquantaquattro anni, eppure la sua voce – più di altre a noi più vicine - ci tocca chiara e forte come non mai. È come se lo psichiatra svizzero avesse intuito il nostro futuro e ci avesse donato, con i suoi libri, alcuni strumenti per comprendere questa post modernità. Pensiero debole, quello di Jung? Certo così potrebbe apparirci, a confrontarlo con la rigorosità della costruzione freudiana, con il legame di Freud con determinismo e positivismo e con la sua etica stoica e pessimistica. La grande rottura tra i due avvenne proprio sul concetto fondante della psicoanalisi, quello dell’inconscio e della sua energia, la libido. Freud confina quest’ultima nel campo della sessualità e la contrappone alle pulsioni di morte, per cui ogni costruzione umana, anche le più astratte, altro non sarebbero che una sublimazione delle pulsioni sessuali o aggressive. Jung rifiuta questo riduttivismo: per lui la libido è semplicemente energia psichica, che può investire ogni campo dell’attività e della sensibilità umane.
Ma pensiero forte in altro senso: Jung ha donato ai suoi lettori sempre un obiettivo e una speranza. L’obiettivo rappresentato da quello che egli chiama processo individuativo: il cercare di divenire ciò che si è appreso di essere, il tentativo di essere noi stessi fino in fondo, portando il peso del nostro piccolo o grande talento di vivere. La speranza che il nostro mondo e la nostra vita non siano limitati nel qui e ora ma che esista una qualche forma di ulteriore: «Per me, sin dall’inizio, il mondo è stato infinito e inafferrabile».
Dunque, benvenuta questa edizione in e-book dell’opera completa di Jung che Bollati Boringhieri licenzia in questi giorni. Si tratta della digitalizzazione dei 18 volumi delle Opere, oltre 9500 pagine di edizione cartacea, in un unico e-book consultabile con un tablet o con un e-reader. Un’operazione, ci raccontano i responsabili della casa editrice, che ha richiesto tre anni di gestazione e che è rivolta anche, se non soprattutto, a un pubblico più giovane e comunque in confidenza con i supporti informatici. Un’edizione peraltro, di grande utilità anche per lo studioso e lo psicoterapeuta, con la possibilità che offre di passare rapidamente da un’opera all’altra e di effettuare ricerche mirate in tempo reale.
Ma torniamo a Jung e alla sua attualità. Rimuoviamo intanto quelle accuse talora portategli di fumisteria misticheggiante o, ancora peggio, di essere una specie di anticipatore della cosiddetta New Age. Jung ci ricorda sempre di essere principalmente un medico, un empirista. E questo atteggiamento si ritrova nell’arco di tutta la sua vita, dai primi testi dedicati alla psichiatria a quelli che hanno invece come oggetto temi ben diversi, come il mito e l’alchimia. In questi ultimi Jung ci mostra in tutta la sua pienezza l’importanza della vita simbolica, della capacità cioè, tramite i simboli, come quelli che si ritrovano nei miti o nei testi alchemici, di accedere a un senso in un mondo che pare di senso essere privo. Scriverà in effetti: «Il bisogno di mitologia è il bisogno di senso».
Dunque i libri di Jung non ci parlano del contingente, del temporaneo. Ma proprio per questo restano di bruciante attualità. Essi in realtà si occupano delle cose davvero fondamentali: il coraggio, l’amore, il senso, la morte, Dio o cosa per esso. Ecco perché in questo tempo oscuro ci vengono ancora incontro, ci interrogano e ci stimolano a cercare nuove risposte.