La Stampa 9.11.15
E nelle elezioni in Croazia il caos profughi premia la destra
di Enrico Caporale
Alle prime elezioni parlamentari tenutesi in Croazia da quando, nel 2013, il Paese è entrato a far parte dell’Unione europea, avanza la destra. Secondo i primi risultati parziali, la Coalizione Patriottica guidata dal principale partito d’opposizione, l’Unione democratica croata (Hdz) dell’ex capo dei servizi segreti, Tomislav Karamarko, ha ottenuto 63 seggi (su un totale di 151), distanziando così l’alleanza di centrosinistra (Croazia Cresce) guidata dal Partito socialdemocratico (Sdp) del premier uscente, Zoran Milanovic (ferma a 52 seggi).
Anche con probabili correzioni di qualche seggio in più o in meno, nessuno dei due principali candidati premier avrà comunque la maggioranza assoluta (almeno 76 deputati) per formare il governo. Il primo ministro uscente Milanovic aspirava al secondo mandato. Tuttavia, il risultato è stato sensibilmente al di sotto delle elezioni politiche di quattro anni fa, quando i socialdemocratici strapparono 80 deputati.
La sfida sui migranti
Sotto esame c’era soprattutto la gestione dell’emergenza migranti. Da settembre la Croazia è diventata uno dei principali luoghi di transito della cosiddetta «rotta balcanica», quella che dalla Turchia porta migliaia di disperati - soprattutto siriani, iracheni e afghani - fino alla Germania, e più a Nord fino ai Paesi scandinavi. Appena qualche giorno fa il ministero dell’Interno aveva riferito che nel 2015 il territorio croato è stato attraversato da 320 mila migranti. Tra i leader dei Paesi balcanici il socialista Zoran Milanovic è stato uno dei più sensibili nella gestione dei flussi. Il suo avversario Karamarko, insieme alla presidente Kolinda Grabar-Kitarovic, ha invece ripetutamente chiesto controlli più rigidi alle frontiere e reti metalliche per impedire il passaggio dei profughi, come ha già fatto l’Ungheria e come stanno pianificando di fare Austria e Slovenia.
L’ago della bilancia
Ma dalle elezioni di ieri esce anche una novità. Si tratta di un nuovo gruppo che potrebbe decidere il futuro governo. Si chiama Most (Il Ponte) ed è un partito centrista fondato pochi mesi fa da intellettuali indipendenti e leader locali di vari profili ideologici e che ora rappresenta la terza forza politica del Paese (avrebbe conquistato 18 deputati). Venerdì scorso il loro leader, Boz Petrov, ha sottoscritto una dichiarazione nella quale si impegna a non coalizzarsi con nessuno dei due principali partiti. Ma potrebbe cambiare idea.