martedì 10 novembre 2015

La Stampa 9.11.15
I migranti cambiano rotta, meno in Italia, più in Europa
Nel 2015 sulle nostre coste registrati 15mila arrivi in meno
di Guido Ruotolo


E adesso che è cambiato tutto, il bilancio dell’Italia è sorprendente. Nonostante tutto il Paese ha retto, le misure e le iniziative prese hanno consentito di superare la fase critica. Gli arrivi di migranti sono diminuiti del 9% (poco più di 140 mila) rispetto all’anno scorso. Mentre quelli che si contano in Europa sono ormai quasi ottocentomila. La rete di accoglienza garantisce ospitalità a quasi 110mila uomini, donne e minori. Mentre la «relocation» in Europa dei 40 mila migranti in due anni per il momento non decolla (siamo a poco più di cento) mentre sono quasi cinquemila quelli che abbiamo rimpatriato. Pochi mesi e l’emergenza immigrati ha cambiato segno. Ha sconvolto l’Europa, aperto nuove rotte, creato un disorientamento e una incapacità dei governi europei a trovare politiche efficaci di governo dei flussi.
Noi eravamo considerati i «lamentosi», quelli che da un decennio almeno protestavano perché l’Europa era assente, mentre sottobanco facevamo oltrepassare le nostre frontiere a decine di migliaia di migranti. Poi venne la strage del 18 aprile scorso, con 800 annegati nel Canale di Sicilia, e l’Europa si vergognò promettendo di aiutarci. Nel contrasto in mare ai trafficanti di «merce umana», nel dispiegamento di uomini e mezzi navali anche per le operazioni di salvataggio. E dopo un estenuante tira e molla l’Europa concordò che in due anni 160 mila migranti sarebbero stati accolti nei diversi paesi della Comunità. Da noi, sarebbero partiti in quarantamila.
Il flop del piano europeo
Una organizzazione non governativa ha calcolato che ne dovrebbero partire duecento al giorno per i prossimi due anni per raggiungere l’obiettivo. E invece, solo per parlare dell’Italia, giovedì ne sono partiti 19 per la Francia, sabato 19 per la Spagna, la prossima settimana 20 per la Germania. In tutto meno di 120. Ma adesso, a cinquanta giorni dalla fine dell’anno si alza bandiera bianca. Comincia la grande disfatta della Europa solidale. Sono cambiati i numeri e con essi la geografia politica dell’emigrazione. La Svezia ha detto che non può più accoglierne, che ne ha almeno centomila in più e ha chiesto alla Ue di attivare la «relocation», così come è accaduto per Italia e Grecia. La Germania dovrebbe chiudere l’anno con 800.000 migranti, nell’Ungheria che alza muri ne sono arrivati 200.000.
È impressionante digitare su internet il sito data.unhcr.org, emergenza Mediterraneo. Le frecce indicano i flussi migratori che arrivano dall’Africa e dal Medio Oriente. Sono quattro i numeri che riporta il grafico: Spagna, 2.797; Italia, 141.500; Malta 105; Grecia 626.432. Il totale dell’emergenza europea è di 770.838 migranti arrivati dal primo gennaio ad oggi.
La mancata invasione
Proprio come questo giornale aveva anticipato alla fine della primavera, la tanto temuta invasione di migranti dalla Libia non c’è stata. Già a maggio si erano manifestate le prime avvisaglie di quella che sarebbe stata definita, in seguito, la “rotta balcanica”.
E poi va detto che l’accordo tra Italia e Turchia ha funzionato, la rotta via mare ha subito delle brusche interruzioni e il flusso siriano e iracheno si è diretto in Grecia e da lì nei paesi balcanici. I dati del Viminale al 6 novembre sono chiarissimi: dai 156.682 migranti arrivati l’anno scorso siamo scesi a 142.464. E tutte le polemiche politiche, gli scenari apocalittici che venivano evocati non si sono concretizzati. La realtà è ben diversa. Nessuna guerra di religione o manifestazioni razziste sono riuscite a mettere in crisi la macchina dell’accoglienza. Al 6 aprile, 100.230 migranti, ai quali bisogna aggiungere 9 mila minori, sono ospitati nelle nostre strutture di accoglienza. Quasi 38 mila eritrei, 20 mila nigeriani, 11 mila somali, 9 mila sudanesi.
Rispediti a casa
E continuano i voli charter o le partenze su navi, per i migranti da rimpatriare. Finora sono partiti mille albanesi, seicento egiziani e marocchini e poi mille tunisini e trecento nigeriani. Sono ancora pochi gli accordi di riammissione sottoscritti dall’Italia con i Paesi di origine dei migranti. Che quelli che arrivano da noi non sono tutti rifugiati o richiedenti asilo, ma anche migranti economici. Insomma, migranti «arcobaleno». Gli accordi operativi sono quelli con l’Egitto, la Tunisia, il Marocco, la Nigeria e il Gambia (da perfezionare). Ora stiamo trattando con il Ghana, il Senegal, il Sudan.
Insomma, il governo sta cercando di affrontare la crisi anche mettendo in conto il venir meno dell’Europa. E in mare, in attesa del via libera della comunità internazionale, stiamo già da tempo affondando i natanti sui quali avevano viaggiato i migranti. E forse, se oggi registriamo un calo degli arrivi è anche grazie al venir meno dei mezzi disponibili.