martedì 10 novembre 2015

La Stampa 10.11.15
Soffriva di anoressia, si uccide a 11 anni buttandosi dal balcone
Dietro il suicidio di Anna la tragedia delle bimbe anoressiche
Gli esperti: si abbassa l’età dei primi sintomi, decisivo il ruolo dei pediatri
di Noemi Penna


Anoressici a 7 anni. I primi sintomi a 6 anni selezionando il cibo che si ha nel piatto, masticandolo lentamente, buttandosi a capofitto nello sport. Si è abbassata drasticamente l’età dei disturbi alimentari: i maschi che ne soffrono sono saliti al 15 per cento e la malattia inizia ad essere un peso insormontabile ancor prima dell’inizio delle scuole medie. È stato così anche per Anna, dodicenne di Torino che domenica sera ha preferito buttarsi dal terzo piano di un palazzo in centro piuttosto che sedersi a tavola per cenare.
Casi in aumento
«È una rabbia antica e profonda, che nasce da piccoli e si manifesta attraverso il cibo: anoressia e bulimia sono una protesta che i genitori, da soli, non sono in grado di gestire», afferma il professor Secondo Fassino, del Centro pilota piemontese di disturbi del comportamento alimentare.
«Solo in Piemonte, nell’ultimo anno i casi sono aumentati del 30 per cento». Stime in cui Anna, però, non rientra: «La sua malattia è iniziata troppo presto. Il Centro segue pazienti dai 15 anni, ma proprio per fronteggiare il fenomeno abbiamo appena aperto a Torino un ambulatorio che faccia da ponte con i casi pediatrici. Ormai la maggior parte degli esordi conclamati avviene prima dei 10 anni», conclude.
Terrore da cibo
Dieci anni li aveva anche Anna, quando ha iniziato a mostrare il suo malessere interiore. È sempre stata esile: una bambolina con i capelli biondi e gli occhi azzurri, che sembrava più piccola della sua età. Poi all’improvviso il sorriso si spegne e iniziano a spuntare le ossa da sotto i vestiti e i pantaloncini da calcio con cui giocava da sola in cortile. Lo scorso anno il primo ricovero: tre mesi di reparto, pasti assistiti e psicoterapia per tutta la famiglia, all’ospedale Regina Margherita di Torino. Domenica sera, il tragico epilogo: una lite con la madre che la invitava a sedersi a tavola, il peso dell’incomprensione troppo grande da sopportare.
Sfida anoressica
E mentre veniva dichiarata la sua morte, dopo la rianimazione e l’inutile corsa in ambulanza al pronto soccorso, su uno dei tanti blog che si trovano sulla rete per condividere lo stile di vita anoressico, Anix scriveva «Mi presento, sono Anita e ho 15 anni. Peso 43 chili e voglio arrivare a 35. Sono alta 1.62». A risponderle è One Love: «Ciao, se ti va possiamo aiutarci a vicenda». Negli stessi minuti, su un altro sito Trilly pubblica: «Odio la frustrazione di non vedere la bilancia ricambiare i miei sforzi e sacrifici...». Lei ha 26 anni ed è una delle concorrenti del «concorsone» indetto da Crystal Nova sul suo blog: «Il contest finisce venerdì: l’utente che perderà più peso vincerà il titolo di Ana Winner». Dietro nomignoli e profili fantasma, le ragazze si scambiano consigli di ogni tipo su come iniziare la dieta del digiuno e quali precauzioni prendere, con tanto di decaloghi e mantra.
«Regola dei tre bocconi: prova a fermarti al terzo boccone di ogni pietanza. Bevi un bicchiere di acqua ogni ora, possibilmente fredda così brucerai più calorie. Evita la cena, se puoi dalla al tuo cane o buttala di nascosto. Lava i denti dopo aver ingerito qualcosa e porta qualcosa addosso che ti ricordi che Ana - la dea dell’anoressia - è lì con te e ti sta guardando». A dare l’allarme sono anche le associazioni che si occupano di prevenzione a scuola: «Iniziamo già alle elementari - fanno sapere dal Centro Liberter -: il rischio più grande è proprio l’emulazione».
Gesto estremo
Ora la morte di Anna lascia «un dolore pazzesco»: quello dei genitori, dei compagni di classe e delle insegnanti, che non riescono a comprendere come si possa, a 12 anni, compiere un gesto così estremo. «Non la viviamo però come una sconfitta», afferma la professoressa Anna Maria Peloso dell’équipe pediatrica della Città della Salute di Torino che aveva in cura Anna. «È stato fatto tutto quello che si poteva, mettendo in campo ogni risorsa. La famiglia era presente e attenta, ora rimane solo l’impotenza davanti ad un gesto così grande, dato dalla necessità di liberarsi di un peso. L’anoressia è un sintomo, proprio come la febbre».