La Stampa 3.11.15
Scontro sui tagli della manovra
“Gli ospedali ormai sono al limite. Stavolta rischiamo di non farcela”
Il direttore del San Camillo: difficile garantire i servizi
di Paolo Russo
Da uno dei più grandi ospedali di Roma, il “San Camillo”, il direttore generale Antonio D’Urso pima prova a tranquillizzare: «Siamo al limite ma reggiamo. La salute dei nostri pazienti non è peggiorata, nonostante i tagli». Poi, di fronte all’equazione “meno risorse più prestazioni da erogare” ammette: «Questa volta rischiamo di non farcela».
Nota un peggioramento della salute degli italiani dopo oltre 30 miliardi di tagli alla sanità in 5 anni?
«Siamo al limite. Questo è vero. Ma ancora reggiamo. In Italia la quota di popolazione che dichiara di soffrire di una qualche patologia è la più bassa d’Europa e nel mio ospedale devo dire che in questi ultimi anni non abbiamo osservato un peggioramento dello stato di salute dei nostri utenti».
Medici e infermieri però si lamentano di non farcela più a furia di turni massacranti per carenza di personale. Da voi come vanno le cose?
«Paghiamo come tutti gli effetti del prolungato blocco del turnover, che per di più è generalizzato. Noi qui abbiamo carenze di anestesisti, cardiologi, medici dell’emergenza e magari in altre specialità siamo in sovrannumero. Qui nel Lazio ogni 10 professionisti che vanno in pensione se ne sostituiscono meno di due. E questo genera anche un innalzamento dell’età media di medici e infermieri».
Con che risvolti sull’assistenza?
«Negativi, perché a una certa età c’è meno disponibilità a sacrificarsi in turni e guardie mediche. Così è difficile garantire una buona funzionalità dell’ospedale».
Vi si accusa di continuare a sprecare, soprattutto nell’acquisto di beni e servizi…
«Per quelli non sanitari, come mense, pulizia, riscaldamento abbiamo recuperato molto grazie alle gare centralizzate. Anche per i beni sanitari, come protesi, stent, farmaci procediamo con le gare. Ma con quello che c’è…».
Nel senso?
«Che come risulta dal rapporto Crea-sanità molti farmaci innovativi non arrivano proprio sul nostro mercato. E mi risulta che la stessa cosa valga per diversi dispositivi medici».
Le risorse diminuiscono ma ci sono da pagare i nuovi e costosi medicinali e da garantire più prestazioni con i nuovi Lea. Ce la farete?
«Siamo in difficoltà. Questa volta rischiamo di non farcela. Le Regioni dicono che il sistema rischia di saltare e dalla prima linea di un grande ospedale devo purtroppo confermare».