martedì 3 novembre 2015

Corriere 3.11.15
Renzi vuole tagli agli «sprechi» Sulla manovra offensiva da sinistra
L’esecutivo sottolinea che sulla sanità ci sono più soldi che in passato
La minoranza Al lavoro su dieci emendamenti: sarebbe folle una manovra blindata
Il leader pd: non consentirò che aumentino le tasse. Stasera il confronto nel partito
di Monica Guerzoni


ROMA Quella frase che Renzi ha lasciato filtrare da Palazzo Chigi, quando ha pensato di convocare i «governatori» per domani, suona come una dichiarazione di guerra: «Adesso con le Regioni ci divertiamo, ma sul serio...». Parole forti e inusuali, che ben raccontano lo stato d’animo del premier nel rush finale di una giornata che ha visto la legge di Stabilità attaccata da ogni parte. È stato un crescendo. I tecnici del Senato, i leader sindacali, Confindustria... E poi Sergio Chiamparino, la goccia che ha fatto tracimare un vaso già stracolmo.
L’ira di Renzi è piovuta giù alle otto di sera, quando il premier ha lasciato trapelare il suo monito contro le Regioni in rivolta: «Non gli consentirò di aumentare le imposte ai cittadini, non si può scaricare sempre sugli italiani». E poi, quasi come una minaccia: «Piuttosto, elimino gli sprechi». Chiamparino (gravato come governatore di circa 6 miliardi di «buco»), teme sia a rischio la sopravvivenza stessa delle Regioni e invoca «un miliardo in più» per il Fondo sanitario nazionale. Ma Renzi non ci sta e ribatte che «sulla sanità ci sono più soldi che in passato». Meno di quelli che le Regioni chiedono, è vero, ma «più di quelli che avevano a disposizione». Più di così, secondo il premier, non si può fare. Se non aumentando le tasse.
Altre tensioni si annunciano per stasera, quando il leader del Pd vedrà i suoi parlamentari. L’assemblea dei gruppi è stata convocata per le 20.30 e la minoranza ci vede una precisa scelta, per evitare che il dibattito entri nel merito. Per l’opposizione interna l’assemblea è «tardiva», ci sarà appena il tempo per la relazione di Renzi e non certo per sciogliere i nodi. Le casse vuote delle Province e i tagli alla sanità angosciano Pier Luigi Bersani. «La stabilità nasconde il rischio concreto di tagli rilevanti e insostenibili per la tenuta del Servizio sanitario», denuncia il senatore Federico Fornaro.
Dopo settimane di lavoro (e polemiche) la minoranza è pronta a presentare le sue controproposte: dieci emendamenti, forse meno. L’annuncio verrà dato domani o al massimo giovedì, in conferenza stampa. Roberto Speranza chiede «uno sforzo» per modificare alcuni punti che «proprio non vanno», dalla casa al contante, dall’evasione fiscale al Sud. «Sarebbe folle immaginare che siamo di fronte a un testo blindato — attacca l’ex presidente dei deputati —. Io non ricordo nella mia vita una finanziaria che esce dal Parlamento così come è entrata. Abbiamo una dignità, non siamo passacarte». Eppure al Nazareno si sono convinti che l’assemblea non sarà un redde rationem . Il capogruppo Ettore Rosato, dopo aver mediato per limitare al minimo gli emendamenti della minoranza, non è «affatto preoccupato» per le bordate in arrivo e non chiude a modifiche, sempre che i capisaldi non vengano toccati.
La minoranza è preoccupata per la tenuta dei conti pubblici. Eppure, come segnale distensivo, ha rinunciato a diffondere un documento bellicoso che era pronto da tempo e ha preferito rimandare la conferenza stampa a dopo l’incontro con il premier. «Non vogliamo spaccare, il nostro spirito è costruttivo» ripete Speranza e chiede modifiche nel segno dell’equità e della progressività.
In cima agli emendamenti c’è la scelta di eliminare le tasse sulla prima casa. «Piuttosto che mettere 3,5 miliardi per una operazione così sbagliata si potevano fare interventi più qualificati di investimento per la crescita e la redistribuzione» è il rammarico della senatrice Cecilia Guerra, che sta lavorando alle modifiche. Nel pacchetto, anche le proposte del Nens, il centro studi fondato da Bersani e Visco. Tre emendamenti che a regime (nel 2018) potrebbero consentire il recupero di 43,6 miliardi, erodendo la montagna di evasione Iva. E a metà novembre partirà il tour dei dirigenti della minoranza: 50 iniziative pubbliche per spiegare le controproposte della sinistra. Dalla prevenzione dei dissesti idrogeologici, ai soldi per l’edilizia scolastica.