martedì 3 novembre 2015

La Stampa 3.11.15
Erdogan
“Vuole essere un uomo solo al comando. Ha sedotto anche la classe media curda”
L’analista Aktar: modello autocratico, l’Europa si allontana
di Marta Ottaviani


Una vittoria inaspettata che determina anche un nuovo corso per la Turchia, sempre più identificata nel presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan, ormai un uomo solo al comando, sempre più lontano dall’Europa. Così Cengiz Aktar, analista ed esperto di relazioni fra la Turchia e l’Unione Europea, vede la Turchia del quarto governo targato Akp.
Cengiz Aktar, un trionfo di Erdogan contro ogni previsione, che lettura dà del voto?
«Credo che l’Akp abbia puntato in modo efficace sulla leva nazionalista, della sicurezza interna e della stabilità, con la quale si è assicurato i voti anche di una parte della classe curda media. C’è poi da considerare anche l’elettorato islamico, che è convogliato tutto sul partito di maggioranza».
Che Turchia è quella che si è svegliata oggi?
«Una Turchia con un uomo solo al comando, sempre più somigliante alla Russia di Putin, con tutte le conseguenze sull’assetto pienamente democratico».
Pensa che adesso la situazione per la libertà di stampa diventerà ancora più difficile?
«No, perché non vedo proprio come potrebbe andare peggio. Dopo giornalisti sotto processo e gruppi commissariati, oggi il quotidiano Yeni Akit, chiaramente vicino al governo ha anche scritto quali giornali adesso dovrebbero chiudere. Siamo arrivati a questo punto».
Il presidente Erdogan di recente si è recato a Bruxelles, dove ha ottenuto aiuti per i rifugiati e anche la possibilità di ripresa dei negoziati di adesione. Lei che è un esperto di relazioni turco-europee pensa veramente che questa possa essere una svolta?
«Onestamente, penso che non succederà proprio nulla. Il processo di adesione è morto da tempo e per di più non mi pare proprio che il governo si stia attivando concretamente per riattivarlo, anzi, mi pare proprio che vadano nella direzione opposta».
Il prossimo obiettivo sarà la riforma costituzionale?
«Non possiamo sapere che cosa abbiano in mente, ma certo sfrutteranno al meglio questo mandato parlamentare per realizzare i obiettivi anche se per la riforma costituzionale non hanno i numeri in assemblea e dubito che li troveranno con il clima che si è venuto a creare».
Ma lei crede veramente che il popolo turco sia disposto a votare sì a un eventuale referendum sul sistema presidenziale e consegnare a Erdogan un potere pressoché illimitato?
«Dopo domenica, il popolo turco ha dimostrato di essere imprevedibile. Nessuno alla vigilia avrebbe mai pensato a un’affermazione così e invece guardi com’è andata. Nelle intenzioni la maggior parte si è sempre mostrata scettica circa a un presidenzialismo forte. Ma nessuno può sapere come sarà in futuro».
E la questione curda?
«La questione curda temo rimarrà di fatto irrisolta, anche perché il Pkk mi pare molto lontano al momento dal deporre per sempre le armi».