La Stampa 3.11.15
L’ira del premier: “Eliminino gli sprechi. Le Regioni non potranno aumentare le tasse”
Sulla Sanità più soldi che in passato anche se meno di quelli chiesti dai governatori
Il ministero dell’Economia cerca una mediazione in vista dell’incontro di domani
di Carlo Bertini
Eliminino gli sprechi, non gli consentirò di aumentare le tasse», è la reazione di Matteo Renzi al fuoco di sbarramento delle Regioni, salite sul piede di guerra. È il fronte più caldo della manovra: mentre quello con i Comuni sembra risolto senza strappi, il nodo sanità fa alzare la tensione e vista la popolarità del tema non stupisce il perché Renzi sia così battagliero. «Sta alle Regioni gestire in modo serio e rigoroso le proprie finanze», gli fa eco il sottosegretario De Vincenti.
A evocare indirettamente la minaccia che il governo possa togliere alle Regioni la competenza sulla sanità, era stata giorni fa il ministro Lorenzin con una battuta, «affidarla alle Regioni è stato un errore fatale». Subito stoppata dalla numero due del Pd e governatrice del Friuli, Serracchiani, «non si raddrizza il sistema togliendolo alle Regioni». Ma i toni alti del premier non alludono a questo: pure se le Regioni paventano che vi sia un disegno del genere, da Palazzo Chigi negano decisamente che vi sia questo intento.
Il premier si dispone ad affrontare però con spirito molto combattivo il vertice con i governatori di domani. «Sulla sanità ci sono più soldi che in passato», ragiona con i suoi. Certo, i fondi a disposizione «sono meno di quelli che chiedono le Regioni, ma più di quelli che avevano a disposizione». Dunque, quando l’inquilino di Palazzo Chigi avverte che domani ci sarà da divertirsi vuol dire che non intende arretrare, difendendo la ragione sociale della manovra del governo, che è quella di abbassare le tasse. «Il punto è che le tasse devono scendere e non consentirò loro di aumentare le imposte ai cittadini, perché non si può scaricare sempre sugli italiani».
Racconta chi ha assistito alle audizioni di ieri in commissione al Senato che le regioni hanno dipinto un quadro a tinte fosche, presentando un contesto che sembra privo possibilità d’intesa. Nel governo però ci sono pure le colombe, sicure che i margini per un’intesa ci siano: magari con un piccolo ritocco in su di 500 milioni al fondo sanità rispetto al miliardo chiesto dalle Regioni. Il punto del contendere infatti è che il fondo sanitario nazionale, che doveva aumentare di 3 miliardi nel 2016, viene aumentato di uno, quindi si riduce la spesa di 2 miliardi. Il governo ritiene che è un aumento sostenibile, le Regioni che sia troppo poco, in particolare per far fronte alla revisione dei livelli di assistenza e all’esigenza di rispondere a tutti coloro che richiedono farmaci innovativi come quelli sull’epatite C molto costosi. E quindi chiedono di mettere più fondi sul piatto. L’anno scorso le Regioni sono state costrette a tirare la cinghia e quindi considerano non sostenibile l’ulteriore taglio previsto per quest’anno.
Ma nel governo sono convinti che sottovalutino che nelle loro spese ci siano margini per fare meglio. Ma al di là dello scontro, al Mef ritengono che vi possano essere margini per risolvere la contesa. «Non c’è dubbio - spiega il viceministro dell’Economia Morando - che le Regioni hanno formulato un giudizio molto pesante, in parte non immotivato. Ma è chiaro che una mediazione bisognerà trovarla, perché non vogliamo fare un braccio di ferro con le Regioni. E quindi penso che dobbiamo tenere in conto almeno in parte delle loro osservazioni critiche».