lunedì 2 novembre 2015

La Stampa 2.11.15
“La nostra gente non arrivava ai seggi
Hanno fatto di tutto per fermare i curdi”
Huda Kaya, una dei leader dell’Hdp: “I conti non tornano”
di Marta Ottaviani


Un risultato inaspettato, la Turchia che rischia un punto di non ritorno, una lotta pacifica che va avanti, nonostante la sorpresa e la delusione. Huda Kaya, deputata dell’Hdp, il partito curdo, rieletta ieri a Istanbul commenta a caldo il risultato elettorale. Sul quale, secondo lei, pesa più di una nube.
Onorevole Kaya, lo spoglio è quasi finito. Qual è il suo primo commento del voto?
«Direi che sono come minimo sorpresa e mi sembra strano. I sondaggi di cui eravamo in possesso a livello del partito e condotti da società di ricerca importanti, dicevano che avremmo preso, nel peggiore dei casi il 13 per cento, ma che potevamo arrivare anche al 15-16. Invece siamo appena sotto il 10 e abbiamo anche rischiato di rimanere fuori dal Parlamento. C’è qualcosa che non torna».
Vuole dire che ci sono stati dei brogli?
«Ci sono cose che andranno chiarite. Temevamo già dalla vigilia che ci sarebbero state delle zone d’ombra ma questo risultato è veramente al di là di ogni immaginazione. Di certo si sa che molte persone nell’Est del Paese, dove tradizionalmente il partito curdo è molto forte, non sono riuscite non dico a votare, ma nemmeno ad andare ai seggi. Le scorse elezioni erano andate in maniera diversa, in queste sono arrivate più segnalazioni».
Avete rischiato di rimanere fuori dal Parlamento, i vostri voti nel Sud-Est del Paese se li è presi l’Akp, il bilancio politico vostro come Hdp cosa dice?
«Guardi, onestamente per la campagna elettorale che abbiamo scelto di fare, proprio per questo motivo, non riesco a credere che abbiamo perso tutti questi consensi. Abbiamo rinunciato ai comizi in primo luogo per motivi di sicurezza. Abbiamo scelto piccoli incontri in circoli, case private, associazioni. Si è trattato di una campagna elettorale di minore impatto, ma che ci ha fatto veramente capire quale fosse il polso della situazione e quante persone fossero serenamente disposte a votarci».
Che cosa succede adesso in Parlamento?
«Per noi non succede proprio niente. Continuiamo con la nostra attività politica, abbiamo un programma da rispettare e milioni di lettori che ci hanno votato».
Su cosa vi concentrerete?
«Sui diritti, assolutamente. Questo Paese ha bisogno di una ventata di pace e di diritti».
Cosa si aspetta dal presidente Erdogan e dal futuro partito?
«Non sono molto ottimista se devo dire. Recep Tayyip Erdogan ha come unico obiettivo quello del sistema presidenziale forte e non si fermerà finché non lo avrà ottenuto. Il suo partito è in Parlamento per garantirglielo».
Che cosa vorreste voi?
«Per prima cosa una legge elettorale diversa, che consenta ad altri partiti di entrare in parlamento, ma anche in questo frangente, l’Akp è al potere da anni nel Paese e non ha mai fatto nulla per cambiarla».
Siete preoccupati per la deriva conservatrice del Paese?
«Personalmente sono molto più preoccupata per la crescente mancanza di democrazia. Io sono religiosa e porto il velo. Ma in Turchia non solo la religione è entrata nella politica, si sta imponendo la volontà di uno a tutta la nazione».