venerdì 27 novembre 2015

La Stampa 27.11.15
Consulta, da martedì si voterà a oltranza
di Francesca Schianchi


La sospirata elezione arrivi, o si andrà avanti con scrutini a oltranza. Dopo che mercoledì il Parlamento in seduta comune ha fallito anche il 28esimo tentativo di eleggere i giudici della Corte Costituzionale, ora «pretendiamo che il nostro Parlamento e la politica possano finalmente dare una risposta», dice il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Abbiamo dato fino a martedì perché maggioranza e opposizione possano trovare delle soluzioni», cioè fino al 1° dicembre, data in cui è fissata una nuova votazione; altrimenti, fa sapere il presidente, «si può ritenere che sia venuto il momento di scrutini a oltranza».
I giudici che mancano sono tre: mercoledì scorso, l’accordo tra Pd e Fi prevedeva di eleggere Augusto Barbera, Francesco Paolo Sisto e Giovanni Pitruzzella. Nessuno ha raggiunto il quorum di 570 voti, nonostante sulla carta ci fosse un margine di un centinaio di voti in più. Colpa di mal di pancia sparsi, leggono il risultato in Transatlantico, forse nei partiti della maggioranza sono segnali lanciati in vista di future nomine di governo, o forse hanno pesato le tensioni nel Pd provocate dalle discussioni sulle primarie per le amministrative (ieri i dem di Napoli hanno smentito l’ipotesi di un candidato Ncd alle primarie, dopo che l’ipotesi aveva causato polemiche). Fatto sta che gli unici a gioire sono i grillini: «Il vincitore morale è il M5S», esultano i parlamentari sul blog di Grillo.
«Stiamo lavorando per riuscire a eleggerli martedì, siamo ottimisti», taglia corto il capogruppo dem Ettore Rosato. La terna di candidati, garantiscono, rimarrà quella messa alla prova mercoledì. Per riuscire a eleggerla, da qui al 1° dicembre si cercherà di recuperare almeno una parte dei malumori. E anche di aggiungere all’accordo un’altra forza politica: spetta a Forza Italia tentare di coinvolgere la Lega, che l’altroieri ha votato scheda bianca perché «abbiamo appreso i nomi dai giornali», come si sfoga un eletto del Carroccio, ma non pone veti su nessuno dei tre nomi. Se arrivasse il loro ok, si tratterebbe di 28 voti. Ma se Barbera che ha ricevuto già 536 preferenze sembra a un passo dal traguardo, più difficile appare la partita per gli altri due candidati.
«L’eterno inciucio» denuncia il M5S, ora «se i partiti non vogliono continuare a fare pessime figure devono passare dal Movimento 5 Stelle, o meglio dal suo metodo», scrivono sul blog di Grillo. Il deputato Toninelli insiste sul fatto che «se il Pd vuole votare i nomi migliori deve venire a bussare al M5S», ma prevede invece un «mercimonio di voti, un turbinio di incontri e telefonate con chissà quali promesse, pur di raccattare un voto in più». L’intenzione del Pd è proseguire sulla strada dell’accordo con Fi, ma se i tre dovessero venire bocciati nell’urna di nuovo, chissà. Per il momento non sarà coinvolta nemmeno Sinistra italiana: dopo aver votato l’altroieri scheda bianca, martedì proporrà una sua rosa di nomi. Tra loro ci sarà la costituzionalista Lorenza Carlassare, ma anche probabilmente Franco Modugno, il candidato proposto dal M5S.