domenica 22 novembre 2015

La Stampa 22.11.15
Francesco D’Agostino
«La libertà di informazione non va messa in discussione»


«Dopo i documenti rubati a Ratzinger, Francesco ha inasprito le pene ai corvi», spiega Francesco D’Agostino, presidente dei giuristi cattolici italiani (Ugci): «La libertà di cronaca è sacra».
Ai giornalisti sono contestate «pressioni». Non è loro dovere?
«Si ipotizza una induzione psicologia per ottenere le carte segrete. In Vaticano vige il vecchio codice penale italiano: questo reato è un delitto contro la sicurezza dello Stato. Per applicare la legge agli italiani serve comunque una rogatoria internazionale. Non si processa la libertà di informare i cittadini».
Sono norme liberticide?
«E’ improbabile che pene così gravi siano applicate e realmente scontate. La libertà di informazione è un valore universale e non va messa in discussione. Le ripercussioni morali dei reati contestati sono immense. Gli imputati rischiano pene particolarmente severe, inclusi i cronisti. L’opinione pubblica confonde lo Stato Città del Vaticano con la Santa Sede, cioè con la Chiesa universale. Il reato di diffusione di documenti riservati è stato inserito nel codice penale dopo che il maggiordomo finì in cella per aver sottratto documenti».
Cosa rischiano adesso i corvi?
«Se i documenti riguardano gli interessi fondamentali si applica la reclusione da 4 a 8 anni. Troppi. Scenario impensabile in Italia. E inattuabile». [gia. gal.]