domenica 15 novembre 2015

La Stampa 15.11.15
Renzi riunisce tutti i partiti
“Adesso basta divisioni”
Ma la Lega chiede un intervento militare. Domani Alfano alla Camera
di Carlo Bertini


Di mattina il premier riunisce i vertici dell’intelligence, quindi va al Viminale dove presiede il Comitato per la sicurezza nazionale: fatta la rassegna delle azioni sul campo, Renzi fissa la linea che resterà la stessa per tutto il giorno, «l’obiettivo è rassicurare gli italiani, ma guai a far passare l’idea che stiamo sottovalutando il problema». Poi sente al telefono Hollande ed altri leader, ulteriori colloqui li avrà oggi al G20 in Turchia, dove ci saranno Cameron e Merkel.
Responsabilità e parole
Nel pomeriggio Renzi convoca a Palazzo Chigi i capigruppo di Camera e Senato, di maggioranza e opposizione, a cui trasmette subito il primo segnale sul fatto che «non abbiamo minacce circostanziate, ma siamo un Paese esposto». Senza negare che «l’attacco di Parigi è un cambio di passo della minaccia terroristica in Occidente. Quello che sta accadendo è il tentativo di mettere in discussione un modello di vita», dice il premier calcando l’accento sugli elementi simbolici di un teatro, uno stadio, un ristorante colpiti come luoghi della quotidianità. Il secondo messaggio è l’appello all’unità nazionale raccolto da tutti, perché «l’opinione pubblica è scossa e deve sentire l’Italia unita». Un appello anche alla responsabilità nell’uso delle parole, un chiaro riferimento critico all’uso del termine guerra da parte di Salvini. «Siamo un Paese forte che ha sconfitto terrorismo interno e stragi di mafia. Vinceremo anche questa sfida», dice Renzi.
La destra scalpita
Il summit va in scena nella biblioteca chigiana al terzo piano di Palazzo Chigi, un tavolone attorno al quale siedono i vertici Pd Rosato, Zanda, Brunetta e Romani di Fi, i capogruppo leghisti, Centinaio e Fedriga, dei 5Stelle Sorial e Giarrusso, di Sel, Scotto e De Petris. Si decide che il governo, cioè Alfano, lunedì andrà alla Camera e che dunque ci sarà il dibattito parlamentare, un’informativa senza un voto previsto. Dove però gli animi si accenderanno sul tema della gestione dell’immigrazione, come si capisce già dai tweet di Salvini pro espulsioni. «Ci vuole un intervento internazionale in Siria, Iraq e Libia per fermare gli sgozzatori dell’Isis e controlli a tappetto su tutte le comunità ritenute a rischio di fondamentalismo islamico», dice Fedriga. Scalpita la Lega, «il governo non ci ha dato alcuna indicazione su come ritiene intervenire», protesta il leghista, con Centinaio a fargli eco, «Renzi ci ha fatto perdere tempo». Così come preme Forza Italia, «la vigilanza e l’intervento nei paesi dove questo terrore ha inizio è una delle opzioni che un governo forte deve valutare», dice Romani. A chi chiede più risorse per la sicurezza, Renzi però risponde che «ne abbiamo già stanziate in legge di stabilità, ma si può discutere di tutto».
La sinistra e le mani avanti
Una riunione in cui il premier conferma che la missione in Afghanistan continua. Ma dove non annuncia alcun nuovo provvedimento di legge. La sinistra di Sel mette le mani avanti, «per noi non può esserci nessuno scambio tra libertà individuali e sicurezza», dice Scotto. Che di fronte al pressing leghista di azioni militari reagisce, «mi sembra abbiamo fatto già abbastanza danni in quei territori». Piccole schermaglie in un clima che non giustifica scontri in questa fase.