domenica 15 novembre 2015

Corriere 15.1.15
Scenari
L’Italicum premia il M5S Il Pd sotto nel ballottaggio (ma batte il centrodestra)
Al primo turno il partito di Renzi avrebbe il 32,9%, il Movimento il 28,5. Lega e FI in calo
Tra dem e 5 Stelle il 60% di chi vota Carroccio sceglie i secondi
di Nando Pagnoncelli


La scorsa settimana lo scenario politico italiano ha fatto segnare due importanti novità: la manifestazione di Bologna che ha dato alla luce un’alleanza tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia e la nascita del gruppo parlamentare Sinistra italiana che raggruppa i deputati di Sel e alcuni dei parlamentari che hanno lasciato il Pd e prelude a un’ulteriore possibile aggregazione di soggetti politici che si collocano alla sinistra del partito di Renzi.
La riconfigurazione dell’offerta politica al momento non pare aver modificato significativamente gli orientamenti di voto degli italiani. Iniziamo come sempre dalla partecipazione al voto: due italiani su tre sarebbero intenzionati a votare e indicano un partito mentre gli astensionisti e gli indecisi si attestano al 35%, un dato stabile nel corso degli ultimi mesi che si colloca su valori decisamente più alti rispetto all’astensione registrata alle Politiche del 2013 (27,5% comprendendo anche le schede bianche e nulle) e inferiore rispetto alle Europee del 2014 (44,4%).
Il Pd si conferma al primo posto con il 32,9%, in crescita di 1,4 punti rispetto alla precedente rilevazione effettuata per il Corriere nel giugno scorso, seguito dal Movimento 5 Stelle con il 28,5% (+1). A seguire la Lega con il 13,5% (in calo di 1,2 punti), Forza Italia con l’11,7%, (-0,7), Fratelli d’Italia con il 4,4% (+0,2), Sinistra italiana con il 4,1% e Area popolare con il 3,3% (-1). Al momento tutti gli altri soggetti politici non superano la soglia di sbarramento del 3%.
A fronte di una stabilità nella graduatoria delle preferenze degli elettori, che si mantiene inalterata nelle prime quattro posizioni dall’inizio dell’anno, si osservano cambiamenti nella composizione degli elettorati, a conferma di una persistente fluidità di voto.
Il Pd appare in ripresa nelle ultime settimane, sull’onda della crescita del consenso per il governo, ma risulta in flessione rispetto alle Europee. Analizzando i flussi elettorali, il calo è stimato in circa 700 mila elettori ed è la risultante dell’«uscita» di circa un terzo di coloro che avevano scelto il Pd a maggio 2014 (si riversano nell’astensione e soprattutto nel M5S) e dell’«ingresso» di una consistente quota di elettori provenienti prevalentemente dagli astenuti, da Forza Italia, da Area popolare e in misura minore da M5S e dalla sinistra. In sintesi il partito di Renzi mantiene la maggioranza degli elettori, perde a sinistra a favore di Grillo e accoglie elettorato non di sinistra confermando una discreta trasversalità e la caratteristica di partito «pigliatutti».
Il M5S appare in forte crescita non solo per le inchieste giudiziarie (Mafia Capitale su tutte) che hanno consolidato tra gli elettori la convinzione che si tratti dell’unico soggetto politico rimasto integro, ma anche per il cambiamento della strategia comunicativa: infatti la scelta di essere presenti in televisione, il mezzo di informazione maggiormente utilizzato dagli italiani e un tempo bandito dal Movimento di Grillo, ha consentito l’affermazione di una leadership giovane e plurale che mostra un volto diverso da quello del leader storico. A ciò si aggiunge il largo favore per uno dei temi sostenuti dal Movimento: il reddito di cittadinanza. Non a caso, quindi, il M5S risulta il primo partito tra gli elettori con meno di 50 anni, tra gli studenti, i disoccupati, gli operai e nelle regioni meridionali.
La Lega pur confermandosi il primo partito dell’area di destra e centrodestra con un livello di consenso che non ha precedenti nella sua storia ultraventennale, appare in lieve flessione e mostra difficoltà nell’attrarre sia l’elettorato moderato sia quello residente nelle regioni del Centro-Sud. La trasformazione da partito territoriale a partito nazionale ha consentito un allargamento del bacino ma sembra aver esaurito il potenziale di espansione.
Forza Italia mantiene solo una parte dell’elettorato berlusconiano tradizionale (risulta il terzo partito tra casalinghe, pensionati e lavoratori autonomi) ma ha perso terreno tra i ceti più dinamici (imprenditori, dirigenti, liberi professionisti) e nel ceto medio impiegatizio.
I partiti centristi appaiono in difficoltà e non sembrano al momento beneficiare della presenza nella compagine governativa né della refrattarietà di una larga parte di elettorato moderato a un’alleanza di centrodestra a trazione leghista.
Indubbiamente l’Italicum induce molti elettori a concentrare la propria attenzione sui partiti maggiori in previsione del ballottaggio e a questo proposito nel sondaggio odierno abbiamo testato due ipotesi: nella prima, che contrappone il Pd al M5S, il risultato sarebbe di sostanziale parità con Grillo al 50,8% e il Pd al 49,2%. È un esito che dipende soprattutto da un fronte trasversale ostile a Renzi nel quale la componente più rilevante è rappresentata dai leghisti che per il 60% voterebbero per il M5S, come pure il 30% degli elettori di Fratelli d’Italia (il 60% dei quali si asterrebbe) e il 30% di quelli di Sinistra italiana (ma il 60% di costoro sceglierebbe il Pd). Diversa la posizione degli elettori berlusconiani: tre su quattro gli astenuti, il 15% voterebbe Pd e il 10% M5S.
Nella seconda ipotesi il Pd prevarrebbe su una lista unica di centrodestra che raggruppa Lega, FI e Fratelli d’Italia 53,5% a 46,5%. In questo caso l’astensione sarebbe maggiore (42,5% contro il 39,5% della prima ipotesi), la maggioranza dei grillini (55%) diserterebbe le urne mentre i restanti si dividerebbero tra Pd (25%) e centrodestra (20%) e due terzi dei centristi sceglierebbero il Pd.
Alla luce di questi risultati si comprende per quale motivo si stia dibattendo della possibilità di trasformare il secondo turno «di lista», previsto dall’Italicum, in secondo turno «di coalizione».
Come di consueto si sottolinea che il sondaggio è una fotografia del presente e non una previsione futura. Ma non è affatto escluso che, tenuto conto della mobilità elettorale e dell’indebolimento delle appartenenze, l’istantanea dei sondaggi possa modificare gli orien-tamenti di voto inducendo il «voto utile» in una sorta di FlashForward , la fortunata serie televisiva nella quale le persone, avendo una premonizione di un evento del loro futuro, modificavano i loro comportamenti per evitare che quell’evento si realizzasse.