Corriere 15.11.15
«Il Giubileo ci sarà Ne abbiamo bisogno ora più di prima»
L’annuncio: ogni diocesi avrà una Porta Santa
di Gian Guido Vecchi
Eccellenza, papa Francesco parla da tempo di una Terza guerra mondiale a pezzi…
«Ciò che è successo a Parigi non può essere sottovalutato. C’è una guerra in corso, è evidente. Un atto di violenza così gratuito e unilaterale deve scuotere gli animi e farci comprendere che la situazione storica in cui viviamo richiede un impegno comune per isolare i fondamentalisti e ristabilire la pace: gli attacchi colpiscono l’Europa e vanno contro i paesi arabi». L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, è l’uomo cui Francesco ha affidato l’organizzazione del Giubileo che inizia l’8 dicembre.
Anche Roma è stata minacciata, molti si chiedono: è il caso di fare un Giubileo proprio adesso?
«Questo è il Giubileo della Misericordia. La sua caratteristica è di essere una espressione di concordia. Come papa Francesco ha indicato nella bolla di indizione, l’anno vissuto nella misericordia può favorire l’incontro tra le tre grandi religioni monoteiste. La violenza di Parigi rende ancora più importante il Giubileo come momento di pacificazione e riflessione. Penso ai padri e le madri che stanno piangendo, a tutti coloro che soffrono. Misericordia significa proprio trovare consolazione per la violenza subita. Altro che annullarlo: mai come ora abbiamo bisogno del Giubileo».
È una guerra di religione?
«Quando scadono nella dimensione della violenza, le religioni rinnegano se stesse, la propria natura e missione. No, non si può e non si deve parlare di guerra di religione. Capita purtroppo che la fede venga presa a pretesto. Ma, quando accade, la religione cessa di essere tale».
Lei è stato molto amico di Oriana Fallaci, che sull’Islam scrisse cose durissime…
«È uno dei punti sui quali non ero in sintonia con Oriana. Io cercavo di farle capire che l’Islam è una realtà complessa, fatta di diverse manifestazioni. Ma dopo l’11 settembre lei vedeva l’Islam come un tutt’uno, su questo abbiamo avuto discussioni vivaci…».
Però seppe vedere il pericolo, no?
«Questo sì. L’11 settembre ha dato un segnale che ha scioccato il mondo. Temo però sia stato uno choc momentaneo e le politiche internazionali non abbiano considerato con lucidità e lungimiranza ciò che stava succedendo».
Ma la Chiesa cosa propone di fare?
«Da sempre la Chiesa ha una missione di dialogo. Come diceva il Papa all’Onu, bisogna assicurare il diritto internazionale, il ricorso infaticabile al negoziato, far comprendere l’importanza della pace e quindi anche del riconoscimento delle differenze religiose, politiche, culturali. Il fondamentalismo è questo: non voler riconoscere altri modi di vita da rispettare».
Come ci si regolerà per il Giubileo?
«Sarà una cosa diversa da quello del 2000, più esteso. Il Papa ha voluto che in ogni diocesi si apra una Porta Santa, sarà vissuto in tutto il mondo».
Non concentrato su Roma, quindi…
«Certo, anche se è ovvio che Roma vivrà eventi celebrati con il Papa e attesi da tanti. Non a caso abbiamo pensato a un programma che eviterà ogni forma di assembramento: per la particolare dimensione spirituale del Giubileo e anche per salvaguardare la sicurezza e garantire la tranquillità delle persone. I pellegrini verranno distribuiti secondo la data e l’ora e seguiranno un percorso privilegiato e protetto».